Nel frutto c’è sempre un seme

Sono molto affezionato a San Benedetto, anima spirituale dell’Europa, vissuto nella prima metà del primo millennio. Un tempo lo si celebrava il 21 marzo, oggi (per non far coincidere la data nel tempo di quaresima) l’11 luglio. La sua regola di vita ispira ancora oggi molti uomini e donne. È una delle figure ecclesiali che hanno dato unità e forza spirituale all’Europa e non solo. Guardando a lui, pensiamo alle nostre radici cristiane. Anche i fondatori dell’Europa erano cristiani. Tre cattolici, tre uomini di frontiera, tre perseguitati dalle dittature nazifasciste: il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer, l’italiano Alcide De Gasperi.

foto SIR/Marco Calvarese

Sono molto affezionato a San Benedetto, anima spirituale dell’Europa, vissuto nella prima metà del primo millennio. Un tempo lo si celebrava il 21 marzo, oggi (per non far coincidere la data nel tempo di quaresima) l’11 luglio. La sua regola di vita ispira ancora oggi molti uomini e donne. È una delle figure ecclesiali che hanno dato unità e forza spirituale all’Europa e non solo. Guardando a lui, pensiamo alle nostre radici cristiane. Anche i fondatori dell’Europa erano cristiani. Tre cattolici, tre uomini di frontiera, tre perseguitati dalle dittature nazifasciste: il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer, l’italiano Alcide De Gasperi. Questi sono i padri fondatori dell’Unione europea. A proposito di radici, recentemente papa Francesco ha scritto un messaggio per la prima giornata dei nonni, che si terrà il 25 luglio.
In quel messaggio, il Papa ha rivolto un appello ai nonni e, sentendosi uno di loro, ha detto: “La nostra vocazione è quella di custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Ascoltate bene: qual è la vocazione nostra oggi, alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non dimenticate questo.
Custodire le radici, trasmettere la fede come il dono più importante da regalare ai figli e ai nipoti. L’eredità più bella!”.
Continua il Papa: “Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo”.
Nel messaggio indica come esempio il beato Charles de Foucauld (a cui si è ispirata fin dall’inizio Annalena) che coltivava “la sua aspirazione a sentire qualunque essere umano come un fratello” (Enc. Fratelli tutti, 287). La sua vicenda mostra come sia possibile, pur nella solitudine del proprio deserto, intercedere per i poveri di tutto il mondo e diventare davvero un fratello e una sorella universale.
Il prossimo anno noi ricorderemo l’800esimo anniversario della prima predica di sant’Antonio da Padova tenuta a Forlì. Anche la sua memoria è ancora viva. Il passato ci conferma nella fede al Vangelo. Vogliamo continuare a seminare e raccogliere ancora, con fiducia e coraggio. La semente è buona, servono dei seminatori. Nel frutto c’è sempre un seme.

(*) vescovo di Forlì

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