Papa Francesco: Via Crucis con le meditazioni e i disegni dei bambini

Sono i bambini e i ragazzi "under 20" i protagonisti della Via Crucis di quest'anno, presieduta per la seconda volta da Papa Francesco - a causa della pandemia ancora in corso - sul sagrato della basilica di San Pietro e non al Colosseo. Ad accompagnare le 14 stazioni, le meditazioni di un gruppo scout umbro e di una parrocchia romana. I disegni sono opera dei bambini ospiti di due case famiglia

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Per la seconda volta, come aveva fatto l’anno scorso, Papa Francesco ha presieduto la Via Crucis sul sagrato della basilica di San Pietro, e non al Colosseo, a causa della pandemia ancora in corso. Le meditazioni e i disegni di alcuni bambini e ragazzi, tra i 3 e i 19 anni, hanno scandito il tradizionale rito del Venerdì Santo. Il percorso doloroso di Gesù Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota è stato interpretato e rivissuto dal Gruppo Scout Agesci “Foligno I” (Umbria) e dalla Parrocchia romana Santi Martiri di Uganda, per quello che concerne le meditazioni; e dai piccoli ospiti della Casa Famiglia “Mater Divini Amoris” e della Casa Famiglia “Tetto Casal Fattoria”, per quello che riguarda i disegni.

Gli scrittori in erba hanno scelto di cominciare dando del “tu” a Gesù, l’unico veramente in grado di capire le loro piccole eppure grandi croci quotidiane. In primo piano, il vissuto inedito, quello che fa più paura a grandi e piccini: la pandemia. “Dall’ambulanza sono scesi uomini che somigliavano ad astronauti, coperti da tute, guanti, mascherine e visiera, hanno portato via il nonno che da qualche giorno fatica a respirare”, racconta il narratore a cui è stata affidata la tredicesima stazione: “È stata l’ultima volta che ho visto il nonno, è morto pochi giorni dopo in ospedale, immagino soffrendo anche per la solitudine. Non ho potuto stargli vicino fisicamente, dirgli addio ed essergli di conforto. Ho pregato per lui ogni giorno, così ho potuto accompagnarlo in questo suo ultimo viaggio terreno”. “Nell’ultimo anno con la famiglia – l’eco di una bambina a commento della nona stazione – non abbiamo più fatto visita ai nonni; i mei genitori dicono che è pericoloso, poteremo farli ammalare di Covid. Mi mancano! Così come mi mancano le amiche della pallavolo e gli scout. Spesso mi sento sola. Anche la scuola è chiusa, prima a volte ci andavo mal volentieri, ma ora vorrei solo tornare in classe per rivedere i compagni e le maestre”. E i ricordi scolastici, quelli alle prese con le questioni più ardue da capire, fanno capolino anche nella dodicesima stazione:

“Poco tempo fa ho scritto un tema sui bambini vittime di mafia. Mi chiedo: come si possono compiere azioni così terribili? È giusto perdonare queste cose? E io, sarei in grado di farlo?”.

L’aula scolastica, maestra di vita: “Ogni volta che ci ripenso provo ancora vergogna, sento dolore per quella mia azione”, le parole contenute nella prima stazione per descrivere l’atteggiamento di un bambino di prima elementare, reo confesso per non aver difeso il suo amico accusato ingiustamente di aver rubato la merenda del suo compagno di banco.   “Mi sono comportato come Ponzio Pilato e ho preferito far finta di niente”, racconta un altro alunno rievocando, nella seconda stazione, la scena in cui una bambina leggeva con difficoltà “La gabbianella e il gatto” accompagnata dalle risate della classe. La terza stazione è il teatro del primo fallimento scolastico, inaspettato e senza conforto da parte dei compagni. Allora è la casa che entra in scena: “i miei genitori mi hanno confortato e fatto sentire il loro amore; mi sono rialzato e ho continuato a impegnarmi nello studio”. La casa che, nella quarta stazione, ha il volto gentile di una mamma, il calore dei suoi abbracci: “Se ho un problema, un dubbio, o semplicemente dei brutti pensieri, lei è sempre disponibile ad ascoltarmi con il suo sorriso. E nei momenti più brutti, non ho bisogno di dire parole, basta uno sguardo, lei capisce subito e mi aiuta a superare ogni sofferenza”.

“Guardando da lontano una persona, per prima cosa notiamo la sagoma, poi capiamo se è uomo o donna e lentamente prendono forma i dettagli del suo volto, ma solo quando lo riconosciamo come fratello stiamo aprendo il nostro cuore a Gesù”.

Così il protagonista della quinta stazione descrive il giorno in cui Walid, che prima non giocava con nessuno e non capiva bene la nostra lingua, è diventato uno dei suoi migliori amici, oltre che il portiere della quadra di calcio. Che sapore ha un’aranciata? Dolcissimo, se un amico te la offre subito dopo che hai perso una partita, l’episodio narrato nella sesta stazione: “la sconfitta è diventata un ricordo meno amaro”. Imparare a memoria il copione del personaggio principale della recita scolastica, e poi scoprire che la parte è andata ad un altro bambino, può trasformarsi da umiliazione e arrabbiatura in un successo:

“La mia delusione era servita ad aiutare un’altra persona, la scelta della maestra aveva dato un’occasione a chi aveva veramente bisogno”, il succo della settima stazione. Nell’ottava, ancora una scena familiare, in cui due fratellini mentono alla mamma sull’aver fatto i compiti e il più grande, pentito, propone al più piccolo di riparare il giorno dopo. Svuotare le mensole della propria camera dalle amate bambole diventa per la piccola narratrice della decima stazione l’occasione per permettere ai bambini del Kosovo di giocare: “Disfarsi del superfluo alleggerisce l’anima e ci libera dagli egoismi”. “Offrire se stessi e il proprio servizio con amore è l’insegnamento che ci dà Gesù sulla croce”, il commento all’undicesima stazione, che rievoca un Natale speciale, da Foligno a Roma, per distribuire il pranzo ai poveri:

“All’andata in treno, pensavo a tutte le cose che mi sarei perso: i cappelletti fatti a mano di nonna Maria, la partita a tombola, il panettone, i regali scartati davanti al fuoco…Tornando, pensavo ai volti delle persone che avevo servito, ai loro sorrisi e alle loro storie…il pensiero di aver portato a quelle persone un momento di serenità aveva reso quel Natale indimenticabile”.

“Gesù, aiutaci a non interrompere le nostre preghiere quando sentiamo il cuore pesante davanti alla pietra del tuo sepolcro”, la preghiera di Sara, 12 anni, per la quattordicesima stazione.

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