Bakhita, la schiava divenuta Santa

L'8 febbraio la Chiesa in tutto il mondo prega per la liberazione di tutte le vittime della moderna schiavitù. Lo fa in occasione della memoria liturgica di S. Giuseppina Bakhita, la schiava divenuta Santa. Rapita ancora bambina nel suo villaggio del Darfur, in Africa, fu fatta schiava, fu venduta, fu torturata ed infine arrivò in Italia, dove trovò la libertà e la Fede. Per questo è stata assunta a simbolo universale dell'impegno della Chiesa contro la schiavitù. Quello di Bakhita sembra lo stesso calvario che oggi subiscono tante giovani donne che giungono come schiave dell'industria della prostituzione in Italia, in Europa e in tutti i paesi ricchi. Donne che come lei sono offese nella loro dignità più intima e profonda

L’8 febbraio la Chiesa in tutto il mondo prega per la liberazione di tutte le vittime della moderna schiavitù. Lo fa in occasione della memoria liturgica di S. Giuseppina Bakhita, la schiava divenuta Santa. Rapita ancora bambina nel suo villaggio del Darfur, in Africa, fu fatta schiava, fu venduta, fu torturata ed infine arrivò in Italia, dove trovò la libertà e la Fede. Per questo è stata assunta a simbolo universale dell’impegno della Chiesa contro la schiavitù.
Bakhita significa fortunata. E lei lo fu davvero, perché dopo tanta sofferenza trovò non solo la libertà, ma anche la Fede. Fu battezzata a Venezia, nell’oratorio di San Giovanni Battista, allora curato dalle suore Canossiane, cui Giuseppina Bakhita chiederà di essere ammessa tra le novizie. Nella piccola chiesa si conserva ancora il fonte dove fu battezzata. Spesso la si vedeva baciarlo e dire: “Qui sono diventata figlia di Dio!”.
Quel Dio che fin da bambina “sentiva in cuore senza sapere chi fosse”. Quel Dio che lei scelse come unico e vero “Paròn” – come la stessa santa diceva in dialetto veneto – un “padrone” che in realtà è Padre e desidera il bene e la libertà dei suoi figli.

Quello di Bakhita sembra lo stesso calvario che oggi subiscono tante giovani donne che giungono come schiave dell’industria della prostituzione in Italia, in Europa e in tutti i Paesi ricchi. Donne che come lei sono offese nella loro dignità più intima e profonda. Umiliate perché usate come oggetti da uomini che pensano solo a soddisfare le loro frustrazioni sessuali.

Solo nel 2019 in Italia sono state assistite 1.877 vittime di tratta. L’82% sono donne sfruttate nell’industria della prostituzione.
Migliaia di uomini, durante la pandemia, hanno continuato a comprare corpi di giovani migranti anche sul web. Lo confermano i dati di un noto portale per i clienti di questo terribile commercio che ha registrato oltre 2 milioni di utenti al mese.

Ieri sera, alla vigilia di questa giornata, alle porte di Milano, è stata uccisa una donna costretta a prostituirsi. Ancora non si sa se vittima di un cliente o del racket. Vengono in mente le parole che don Oreste Benzi pronunciò ad un funerale di una vittima di tratta: “Oggi non celebriamo un funerale ma il martirio di una nostra sorella. Nessuno può sentirsi innocente. Dobbiamo liberare le schiave”. In Italia esiste una legge che punisce gli sfruttatori ma ne manca ancora una che punisca i clienti che sfruttano la vulnerabilità delle donne vittime di tratta.

Santa Giuseppina Bakhita prega per noi affinché ci mettiamo al fianco delle sorelle rese schiave, prega per gli sfruttatori e per i clienti della prostituzione affinché si convertano e cessino di essere complici della riduzione in schiavitù di tante giovani donne. Santa Bakhita, libera le schiave.

(*) presidente Comunità Papa Giovanni XXIII

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