Anche questo secondo anno segnato dalla pandemia, si sta chiudendo lasciando un groviglio di pensieri nella mente degli italiani. Vero che non siamo nelle condizioni drammatiche di un anno fa, quando i morti si contavano a decine di migliaia e le corsie degli ospedali erano intasate, ma i quasi 30 mila contagi al giorno che si registrano in queste ultime settimane del 2021 e le decine di morti giornaliere, suscitano più di una preoccupazione. Specialmente se si pensa che, a differenza dello scorso anno, il 90% degli italiani risulta oggi vaccinato, compresi gli studenti e gli insegnanti che costituiscono una delle categorie più esposte. Evidentemente l’ultima variante, omicron, già considerata “blanda”, si sta rivelando più pericolosa del previsto per “una velocità di diffusione mai vista”, secondo il parere dell’organizzazione mondiale della Sanità. Una complicazione in più nel momento in cui ci si preparava alle festività di fine anno e si cominciava a guardare con più fiducia all’anno nuovo. Non sono pochi coloro che, per prudenza, hanno rinviato viaggi, brindisi augurali, cenoni e perfino riunioni con i propri cari, mentre molti sindaci hanno annullato i tradizionali mercatini di Natale e le feste in piazza per salutare l’arrivo del nuovo anno. Il governo, mettendo a tacere ogni parere contrario, si è affrettato a introdurre ulteriori misure di contrasto al virus e ha prorogato fino al prossimo 31 marzo lo stato di emergenza, quello strumento, cioè, che consente al Presidente del Consiglio di fare fronte alla pandemia con provvedimenti e decreti che non richiedono l’approvazione da parte del Parlamento. “L’Italia difenderà con le unghie e con i denti la sua strategia di lotta al Covid”, ha affermato Draghi nell’informativa alle Camere. Dopo tante sofferenze, in tutti è vivo il desiderio di guardare con più fiducia al futuro e di raccogliere i frutti dei sacrifici fatti. Specialmente coloro – i poveri e i non garantiti – che più di tutti pagano le conseguenze della pandemia. Ora ci vuole uno sforzo corale per volgere lo sguardo prioritariamente alle tante disuguaglianze sociali che erano già insite nel nostro sistema, ma che sono esplose proprio a causa del virus. Le condizioni per affrontarle e per guardare avanti con più fiducia ci sono. L’Italia sta vivendo un momento favorevole grazie a una guida sicura e autorevole che ha favorito una ripresa economica senza precedenti e ottenuto risultati notevoli su più fronti. Al punto che l’Economist, il prestigioso giornale inglese, di solito non “tenero” con l’Italia, ci ha attribuito il riconoscimento di “Paese dell’anno“. Una combinazione di fattori di successo che dovrebbe indurre le forze politiche a gestire con saggezza l’importante impegno cui sono chiamate nei primi giorni del nuovo anno: l’elezione del Presidente della Repubblica. Il mandato settennale di Mattarella scade il 3 febbraio p.v. e la prassi vuole che il successore sia eletto, in seduta comune dai due rami del Parlamento, due o tre settimane prima, cioè in un tempo calcolato fra il 18 e il 28 gennaio. La speranza di una rielezione di Mattarella, cui si guardava da ogni parte, sembra definitivamente svanita dopo la sua visita di congedo al Papa del 16 dicembre scorso. Nonostante i tentativi delle varie forze politiche di intestarsi l’operazione Quirinale, nessuno a oggi ha la maggioranza per eleggere il Presidente, considerata anche la frammentarietà del quadro politico: basta un gruppetto di dissidenti per mandare tutto all’aria. Senza un accordo preventivo, come ha affermato Romano Prodi, rischia di essere eletto ”non chi ha più voti,ma chi ha meno veti”. In molti c’è il convincimento che la soluzione migliore per il Colle sia Draghi, con una differenza d’intenti: le destre chiedono di andare subito alle urne, le sinistre puntano alla conclusione della legislatura. L’auspicio è che il prossimo capo dello Stato venga eletto con un “consenso largo”, come da più parti auspicato. Guardare al Presidente della Repubblica come segno di una ritrovata unità nazionale costituirebbe una bella prova di maturità, specialmente in un contesto di emergenza come quello attuale.
(*) direttore “La Vita cattolica” (Noto)

