Romeo da Palermo a Londra a piedi. Migranti e ambiente nello zaino di un bambino europeo

Un ragazzino di 11 anni, accompagnato dal papà britannico, ha attraversato a piedi e con pochi altri mezzi (la bici, il dorso di un asino, la barca a vela) tutto il continente per andare a trovare la nonna paterna. Il lockdown all'origine dell'avventura, che si è trasformata in un cammino di avvicinamento tra padre e figlio. La scoperta di località sconosciute, tanti incontri sul percorso, nuovi amici per giocare, la forza di volontà di andare avanti. E, dopo aver testimoniato il suo forte senso di solidarietà e l'amore per la natura, ora lo attende il ritorno a scuola

© TOMMASO GASPERINI / FOTOCRONACHE GERMOGLI

Romeo ce l’ha fatta. Lui e suo papà Phil sono arrivati a Londra domenica 20 settembre. Erano partiti da Palermo il 26 giugno e hanno attraversato l’Europa a piedi, 2.800 chilometri. Romeo, che ha compiuto 11 anni a fine agosto, è nato a Londra da papà inglese, Phil Cox, giornalista di guerra e produttore cinematografico, e mamma italiana, Giovanna Stopponi, responsabile di React, associazione che lavora per l’accoglienza dei migranti a Palermo. Due anni fa da Londra si sono trasferiti nella città sicula. Durante il lockdown, non potendo andare a trovare la nonna Rosemary, rimasta in Inghilterra, Romeo ha pianificato il viaggio a piedi: “quando mi è venuta l’idea di andare a trovare la nonna, non c’erano aerei, non si poteva andare in macchina a causa del Covid, quindi ho pensato di farlo in un modo diverso, camminando, come i miei amici dal Ghana, dal Camerun, o gli immigrati o altre persone che hanno fatto viaggi tanto lunghi a piedi”, ci ha raccontato Romeo al telefono, mentre era nel nord della Francia. “Non volevo nemmeno fare male al pianeta e quindi abbiamo usato cose senza motore: la bicicletta, la barca a vela, l’asino, anche se non lo userò mai più nella mia vita perché a un certo punto si è fermato e non voleva più andare avanti. Penso che l’aereo si possa anche usare, ma se è possibile fare in un altro modo è bello farlo”.

L’inizio è stato difficile, poi… Così Romeo si è messo in cammino; sulle spalle uno zaino pieno di sogni e determinazione, al fianco il papà, perché era necessario avere un adulto “in caso di difficoltà o per attraversare le frontiere e cose simili”. “L’inizio del viaggio è stato molto difficile, perché camminare è una cosa molto lenta e noi non siamo abituati. Siamo abituati a correre, a orari serrati, saltare sui treni, in macchina” racconta Phil Cox. “È stato persino frustrante: all’inizio sembrava quasi di essere un alcolista nel processo di disintossicazione; poi nel giro di due settimane abbiamo preso un ritmo nel camminare, ed è diventata una cosa bellissima”. A tappe di 20-25 chilometri al giorno hanno risalito l’Italia, attraversato la Svizzera, percorso la Francia fino a Calais, e poi raggiunto Dover; purtroppo l’ultimo pezzo di viaggio lo hanno dovuto fare in treno perché le norme anti-Covid in Inghilterra sono diventate stringentie Romeo e Phil hanno raggiunto in fretta Londra per fare i 14 giorni di quarantena; poi potranno abbracciare nonna Rosemary.

Cibo, acqua e un posto per dormire. Lo zaino di Romeo pesava quasi 6 chili, quello del papà 10 in più. E nessuna auto di cortesia a portare altri bagagli o il cibo o una tenda. Racconta Romeo: “da Palermo alla Valle d’Aosta mia mamma chiamava per trovare un posto dove dormire la sera. Ma poi in Svizzera e in Francia abbiamo improvvisato perché lei non sa il francese”. Aggiunge Phil: “all’inizio eravamo preoccupati di dove avremmo dormito la sera, dell’acqua – perché faceva molto caldo – e del cibo – perché Romeo mangia come un mostro – o di perderci. Ma poi le cose si sono sempre sistemate. E non c’è da preoccuparsi se le cose avvengono in modo diverso da come avevamo programmato”. Il tratto italiano della via Francigena è super attrezzato per l’accoglienza ed è stato decisamente più semplice. Ma anche oltre frontiera, conventi, ostelli, case private li hanno accolti; e qualche volta si sono rifugiati sotto il cielo stellato o un salice piangente.

La fatica distruggiosa. “Non ho mai pensato di abbandonare l’impresa” racconta Romeo. “È stata molto lunga, ma l’esperienza è molto bella. Non me l’aspettavo così: pensavo di camminare e poi arrivare e basta. Invece sono successe tante cose. La cosa più bella è che ogni giorno c’è stata una novità: nuove persone, nuove esperienze. Mi è piaciuto soprattutto quando ho incontrato dei ragazzini”. Alcune fatiche però ci sono state: “la fatica più distruggiosa”, dice nel suo italiano che si deve ancora perfezionare, “è stato il sole che ci stava addosso e non ci faceva andare avanti, ci faceva sprecare acqua e bevevamo e l’acqua finiva subito”. Poi le tappe troppo lunghe, “quando facevamo chilometri e chilometri e i piedi ci facevano male ed eravamo stanchi, e però sai che il giorno dopo devi farne di più”. Quindi la “paura di perdermi con mio padre, come è successo a Napoli, dove ci siamo persi in un posto abbandonato e i cani ci hanno abbaiato. Mi sono abituato a perdermi tante volte e mi piace perché finisci in nuovi posti, molto belli ed è una nuova esperienza, perché scopri cose nuove. Anche se poi è meglio tornare sulla strada giusta”. Un tratto pesante è stato il nord della Francia: non faceva più troppo caldo ma “era tutto piatto e tutto dritto in mezzo al nulla e sembra che non stessimo camminando, ma facessimo il ‘moon walk’ e fossimo fermi”. Romeo era deluso, aggiunge papà Phil, quando “non trovava bambini con cui giocare alla fine di una giornata di cammino”. Allora gioca con il telefono, saluta la mamma, scrive una pagina del diario.

Italiano e inglese al contempo. “Viaggiare in mezzo all’Europa è stato bello perché penso non mi succederà mai più. È stato molto speciale”, dice ancora Romeo, che un po’ di Europa ce l’ha nel sangue: “io mi sento italiano e inglese, perché amo tutte e due le parti, le sento vive nel mio corpo”. In italiano e in inglese i commenti dei suoi post su Facebook dove ha raccontato il suo viaggio (https://www.facebook.com/RomeosBigJourney/).

Gioco e avventura. “Romeo è un bambino normale, gli piacciono i videogiochi, ha il senso dell’avventura e la curiosità, è aperto”, dice Phil. E Romeo spiega: “mentre cammino mi invento delle storie, a volte mi piace immaginarmi in un’avventura più pericolosa, o canto con mio padre o immagino il villaggio dove sto per arrivare”. Poi Phil aggiunge: “era un suo desiderio attraversare l’Europa, probabilmente senza sapere che cosa avrebbe significato, ma senza la paura di scoprirlo. La sua mente è molto positiva. Il mio mondo di adulto è fatto di problemi. Il mio dubbio sul viaggio era solo come poterlo fare rispettando le restrizioni Covid e come dirlo ai nonni italiani senza che chiamassero i carabinieri. Poi… mi sono lasciato convincere e le cose sono diventate possibili”.

Un progetto solidale. Il viaggio di Romeo per andare ad abbracciare la nonna però aveva anche un altro obiettivo: raccogliere 8mila sterline per dei progetti di accoglienza e inclusione (www.justgiving.com/fundraising/romeosbigjourney) e in particolare per React, dove lavora la mamma: “è un’associazione che aiuta i ragazzini che non hanno potuto seguire la scuola on line durante la quarantena; vogliamo comprare computer, cellulari, tablet perché possano studiare”. Racconta Phil: “quando Romeo è arrivato a Palermo da Londra, ha fatto abbastanza fatica all’inizio: era solo, non conosceva la lingua e Randolph, un ragazzo dal Ghana ha fatto amicizia con lui, lo ha aiutato a inserirsi a Palermo, per quanto paradossale questo sia stato”. Ora, in questo camminare “Romeo sa di essere un privilegiato” ma non dimentica chi fa cammini più faticosi. In un post pubblicato il 19 settembre a Calais, dove Romeo e Phil hanno incontrato Bakhit, un ragazzo sudanese, hanno scritto: “era sulle scogliere che guardano l’Inghilterra dove dice che è suo fratello. Ha percorso mille chilometri come me, ma sta fuggendo da un conflitto ed è tutto solo. Io potrà raggiungere la mia famiglia attraversando il canale, ma a lui non è permesso di stare con la sua”.

Il ritorno a scuola. “Non so se riuscirò tornare a lavorare, alla vita di prima”, ha confidato Phil al telefono, mentre stava camminando. “Siamo così assorbiti e distratti da tante cose che dimentichiamo il piacere della condivisione con i nostri figli. Romeo mi aiuta a vedere le cose in modo più positivo, mi fa ridere, mi fa riscoprire che cosa sia avere immaginazione e questo è meraviglioso. E per me, con il mio lavoro, è particolarmente prezioso. C’è un tesoro in quello. E poi le regole sono cambiate tra di noi e questo ha cambiato il nostro rapporto: ci aiutiamo a fare qualcosa insieme e questo crea un equilibrio diverso. La lentezza ha aiutato me, non so che cosa succederà a lui alla fine del cammino”. Di per sé, Romeo, abbracciata la nonna, dovrà tornare in fretta a Palermo: “la scuola, Convitto nazionale Giovanni Falcone, mi ha detto che va tutto tranquillo. Mi hanno scritto che sono felici per l’esperienza che sto facendo e di non preoccuparmi per i compiti delle vacanze che non ho fatto”.

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