La forza della cultura

Ha destato interesse la vicenda del ricercatore egiziano, studente a Bologna, Patrick George Zaky, arrestato all’aeroporto de Il Cairo lo scorso 7 febbraio, con l’accusa di aver diffuso notizie false e turbamento della pace sociale. L’udienza per la richiesta di scarcerazione si è conclusa in dieci minuti, prolungando la detenzione del giovane studente. L’attenzione dell’Università di Bologna ha fatto sì che subito fosse nota la vicenda. Per Giulio Regeni, dottorando di Cambridge, non ci fu la stessa solerzia e la vicenda rimase nascosta più a lungo

(Foto: AFP/SIR)

Ha destato interesse la vicenda del ricercatore egiziano, studente a Bologna, Patrick George Zaky, arrestato all’aeroporto de Il Cairo lo scorso 7 febbraio, con l’accusa di aver diffuso notizie false e turbamento della pace sociale. L’udienza per la richiesta di scarcerazione si è conclusa in dieci minuti, prolungando la detenzione del giovane studente. L’attenzione dell’Università di Bologna ha fatto sì che subito fosse nota la vicenda. Per Giulio Regeni, dottorando di Cambridge, non ci fu la stessa solerzia e la vicenda rimase nascosta più a lungo. Rapito il 25 gennaio 2016, Regeni venne ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo, nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Cosa dei nostri studenti e ricercatori spaventa tanto l’Egitto, e forse non solo l’Egitto? Quali armi detengono da destabilizzare un Paese così potente? Quando i pieni poteri si accentrano in una sola persona, o su un gruppo ristretto di persone, l’intolleranza di altre visioni, di altre idee o di visioni critiche porta a reazioni violente. La caratteristica fondamentale dei totalitarismi è la negazione della libertà di pensiero, di parola e di stampa. Il mantenimento del potere si basa sulla repressione. In questi contesti, evidentemente, la nostra cultura liberal democratica costituisce un grosso rischio. La forza di un pensiero creativo non può essere a lungo repressa. Le idee quanto più sono perseguitate tanto più si espandono e il contagio filtra oltre ogni barriera. Hanno solo bisogno di tempo. Non basteranno le misure violente a fermarle. Tempo fa, il mondo occidentale pensava di imporre con le armi strutture democratiche nei Paesi arabi. Anche l’Italia ha partecipato in modo attivo alla caduta di Gheddafi, pensando di favorire così una crescita democratica. In realtà, l’Occidente stava difendendo i suoi interessi e ha contribuito ad arrestare il fenomeno delle “primavere arabe”. Solo con le forze autonome e dall’interno si può diffondere il principio democratico. Il vero sostegno lo si può dare con l’accoglienza di studenti, lavoratori stranieri e profughi. Tutti costoro fanno arrivare nelle loro patrie non solo eventuali rimesse di denaro, ma anche idee, pensieri, abitudini. Questo diventa il vero pericolo per i regimi totalitari e autoreferenziali. È la contaminazione culturale a creare problemi. Le nostre istituzioni formative e scientifiche sono sempre sotto esame, eppure sono capaci di maturare coscienze critiche. Che sia questo il lievito che i regimi sovranisti non tollerano, il lievito del pensiero, della cultura, della creatività?

(*) direttore “il Momento” (Forlì)

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