InConTra e Caritas Bari: non solo indigenza, ma anche perdita degli affetti

Un uomo senza fissa dimora è stato picchiato a Bari da un gruppo di minorenni. A soccorrerlo i volontari di InConTra. Dietro la vita in strada non c’è solo indigenza economica, ma anche perdita degli affetti, solitudine e assenza di percorsi di accompagnamento.

Avrebbe solo voluto dormire, su quella panchina, lontano da tutto e da tutti, con le stelle a fargli da tetto in questi giorni che precedono il Natale. Ma la coperta che a malapena lo proteggeva dal freddo, nulla ha potuto contro la ferocia umana. G., sessanta anni, senza fissa dimora, nella notte tra il 17 e il 18 dicembre, “è stato travolto da una pioggia di pugni” da parte di un gruppo di minorenni, ragazzi e ragazze. A trovarlo nel quartiere Carrassi, “zona perbene di Bari”, e a soccorrerlo, i volontari dell’associazione InConTra attiva sul territorio da 18 anni nel contrasto alla povertà in tutte le sue forme.

“Abbiamo una mappatura completa di chi dorme per strada”, spiega al Sir il presidente Michele Tataranni. “Di notte pattugliamo i quartieri con le pettorine catarifrangenti, illuminandoci il viso con le torce per farci riconoscere”. Perché, quando la città si spegne, chi vive per strada – spesso temuto dai più – è in realtà colui che ha più paura.

Tataranni, che negli anni ha incontrato centinaia di persone, da ragazze madri a padri separati, da uomini che hanno perso il lavoro a giovani disagiati, è convinto che la più grande ricchezza per l’essere umano sia la famiglia. “Il nostro amico, G., era una persona abbiente. Aveva una compagna e dei figli. Ma ha perso tutto. La povertà non è solo economica, è la perdita degli affetti. È per questo che InConTra cerca di accogliere, come una famiglia, chiunque abbia bisogno. Abbiamo poi due piccoli supermercati dove assistiamo 1081 nuclei di famiglie di Bari e provincia, un bar sociale per la colazione, una cucina mobile e una mensa polifunzionale. Sono diversi, inoltre, i progetti di percorsi di studio per ragazzi fragili finalizzati a sottrarli alle lusinghe della criminalità organizzata che prospera proprio dove mancano alternative”.

“Anche i giovani che hanno aggredito il senzatetto  – aggiunge – sono, in qualche modo, vittime. Dietro la logica del branco si celano spesso, infatti, storie di abbandono e solitudine”. Intanto G., ferito nell’anima oltre che nel corpo, ha paura di tornare in strada. “Lavoreremo per trovargli una struttura – assicura il presidente – anche se dopo decenni di vita ai margini ci si chiude in se stessi, diventando rocce difficili da scalfire”.

La dignità umana oltre il decoro urbano

Sull’accaduto è intervenuto anche Vito Mariella, vicedirettore della Caritas diocesana di Bari-Bitonto, sottolineando come l’accoglienza non possa ridursi a un semplice posto letto. “Il letto toglie dal freddo, ma è il lavoro e l’accompagnamento a restituire la dignità. Senza percorsi alternativi – dichiara al Sir – rischiamo solo di cronicizzare la marginalità”.

Non solo. La povertà oggi abita anche i quartieri insospettabili. “È la povertà relazionale. Basti pensare alle storie di persone anziane che appartengono al cosiddetto ceto medio che invece vivono situazioni di profonda  solitudine. Una solitudine che genera nuovi bisogni: dal supporto sanitario a quello psicologico. Attraverso il nostro sportello di orientamento vediamo crescere le fragilità mentali, che sono trasversali e vanno oltre ogni categoria di povertà. Questo deve interrogarci profondamente. C’è, poi, da parte della popolazione, una legittima richiesta di sicurezza e decoro urbano, ma dobbiamo ricordare che non può esistere decoro urbano senza decoro umano”.

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