Un battesimo, quello del piccolo ‘Marco’ di pochi mesi, e sette ‘Prime Comunioni’: sono questi i doni “preziosi” di Natale per la piccola comunità cristiana di Gaza, poco più di 400 rifugiati all’interno della parrocchia latina della Sacra Famiglia, guidata dal parroco di origini argentine, padre Gabriel Romanelli (altri 200 fedeli, si stima, siano accolti nella attigua parrocchia greco-ortodossa di san Porfirio, ndr.).

(Foto Croce rossa)
Sono giorni più difficili del solito, questi nella Striscia, spazzata da forti venti e piogge che hanno spazzato via le tende dei gazawi allagando strade, tendopoli e ogni rifugio precario. E le previsioni per i prossimi giorni non sono buone. “I bombardamenti – racconta al Sir il parroco – sono meno intensi e la sensazione è che la guerra stia perdendo di intensità. Non diminuisce però la sofferenza della popolazione esposta alla violenza e al maltempo. Qui nessuno parla di ricostruzione, di far tornare l’energia elettrica perché anche se abiti nelle tende hai bisogno dell’elettricità, nessuno parla del bisogno di acqua potabile della gente”.
“A gridare oggi a Gaza è la disperazione dei suoi abitanti”.
Lungo l’elenco delle urgenze presenti nella Striscia, su tutte medicinali e materiali da costruzione per rifugi. Continui gli appelli delle agenzie umanitarie e ong per permettere la distribuzione di aiuti su larga scala.
Canti e liturgia curata. All’interno del piccolo compound parrocchiale sono state sistemate alcune decorazioni natalizie ma sul sagrato della chiesa non c’è il grande albero di Natale, con la slitta di Babbo Natale come in passato, che facevano da sfondo a canti e balli folkloristici. Il presepe e un piccolo albero sono all’interno della chiesa.
“La guerra fa sentire con durezza le sue conseguenze e per questo non ci saranno grandi festeggiamenti all’esterno”.
“Ciò che faremo – spiega il parroco – sarà come sempre una liturgia curata, accompagnata da canti natalizi anche in diverse lingue e a più voci. Anche perché – rivela – il 25 dicembre sette nostri bambini riceveranno la Prima Comunione ed un piccolo di pochi mesi il Battesimo. Si chiamerà Marco. Speriamo e preghiamo di ricevere, come tradizione, anche la visita del patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa”.

Gaza, benedizione degli anziani (Foto Parrocchia latina)
Nel frattempo, in questi giorni di attesa che separano i gazawi cristiani dal Natale, padre Romanelli, insieme ai due confratelli dell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive), padre Carlos Ferrero e padre Youssef Asaad, e alle sei suore residenti nella parrocchia, continua a fare visita ai malati, agli anziani, ai disabili confortandoli e infondendo loro speranza. “Durante le visite amministriamo il Sacramento dell’Unzione e la Comunione, doniamo dei piccoli regali e parliamo con loro. Li prepariamo a vivere la nascita di Gesù con un po’ di gioia – racconta il parroco -. In chiesa, invece, i bambini stanno allestendo alcune scene del presepe vivente. Attivi anche i 160 studenti che hanno ripreso le lezioni nella scuola parrocchiale. Tra loro ci sono anche i figli dei nostri professori di fede musulmana. Gli spazi sono piccoli e per questo frequentano a turni, nonostante ciò, tutti sono impegnati a redigere dei brevi discorsi, in più lingue, sulla pace. Dopo le messe del 24 dicembre, che sarà celebrata verso sera, e del 25 saranno distribuiti dei piccoli dolci e del cioccolato, tutto quello che siamo riusciti a trovare al mercato, ai bambini.
La Grotta e la parrocchia. Non solo – aggiunge padre Romanelli – in questi giorni, grazie sempre al Patriarcato latino di Gerusalemme abbiamo aiutato migliaia di famiglie che vivono qui vicino. Abbiamo distribuito un cartone di uova, un pollo a famiglia, coperte, e vestiti per piccoli e i grandi”. Un’enorme, silenziosa ed efficace opera di carità e di misericordia, come riconosciuto da Sami El-Yousef, Amministratore delegato del Patriarcato latino di Gerusalemme che, nella sua relazione mensile (Dicembre 2025), diffusa nei giorni scorsi, ricordava che “dall’inizio della guerra abbiamo distribuito aiuti a più di mezzo milione di persone, fornendo generi alimentari, prodotti per l’igiene e medicinali”.

Parrocchia Gaza (Foto G. Romanelli)
“Il nostro – conclude il parroco – sarà un Natale di carità. Aprendo il cuore alla compassione e alla carità potremo far crescere il nostro amore per Gesù e per il prossimo”.
La parrocchia di Gaza, allora, come la grotta di Betlemme, dove si va a cercare conforto e speranza: “Gesù è nato nella grotta di Betlemme, ma Egli vuole nascere anche nostri cuori. Per questo si fa presente nelle ‘grotte’ di sofferenza del mondo. Gaza non è solo il Calvario, ma anche la grotta dove Gesù nasce e rinasce costantemente. In Lui troviamo la forza per testimoniare a tutti che il Signore ci ha perdonato, continua a perdonarci, per farci diventare persone di buona volontà amanti della pace”.

