Secondo il ministero dell’Istruzione e del merito (Mim), in base a dati aggiornati ad oggi 16 dicembre, nell’anno scolastico 2024/2025 gli episodi complessivi di violenza contro il personale scolastico sono stati 51, contro i 71 dell’anno 2023/2024. Nella maggior parte dei casi (76%) le vittime sono docenti, seguiti da dirigenti scolastici (15%) e personale Ata (9%). Ma gli autori sono perlopiù genitori: il 47,8% delle aggressioni è stato portato a termine da familiari degli alunni, contro il 44,9% delle violenze agite dagli studenti. Nonostante il calo numerico degli episodi registrati dal monitoraggio del Dicastero, il fenomeno rimane preoccupante.
Se la legge n. 25 del 4 marzo 2024 ha introdotto aggravanti per i reati contro il personale scolastico e inasprito le pene per oltraggio e violenza a pubblico ufficiale da parte di genitori o tutori, ieri 15 dicembre, seconda Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico, Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), ha auspicato una rapida conclusione dell’iter parlamentare del disegno di legge presentato dal ministro Giuseppe Valditara. Il provvedimento – approvato dal Consiglio dei ministri – estende la misura dell’arresto in flagranza di reato alle aggressioni nei confronti del personale scolastico. Abbiamo raggiunto lo scrittore Eraldo Affinati (nella foto), docente e fondatore con la moglie Anna Luce Lenzi della scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati che oggi conta 65 postazioni didattiche in tutto il Paese.

Foto SIR
Professor Affinati, come legge il significato della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza verso il personale scolastico? È un richiamo alla responsabilità collettiva?
Sì, direi che questa Giornata dovrebbe essere intesa come un richiamo che riguarda tutti noi, non soltanto gli addetti ai lavori. La violenza a scuola mina il bene comune, quindi il dibattito che ne può nascere non va delegato agli specialisti.
I dati del MiM mostrano oltre 50 episodi di violenza nel 2024/25, con docenti vittime nel 76% dei casi. Che cosa ci dicono?
Oggi il docente è molto più solo rispetto al passato.
Non ha più l’appoggio delle cosiddette agenzie educative. Si trova quindi a dover fronteggiare a mani nude i grovigli spinosi che molti ragazzi incarnano, portando in aula questioni irrisolte legate all’ambiente sociale in cui sono cresciuti; non solo i quartieri disagiati delle periferie urbane, perché anche nelle famiglie benestanti possono nascondersi tensioni e ipocrisie destinate ad esplodere.
Colpisce che quasi la metà delle aggressioni provenga dai genitori degli alunni. Che cosa rivela questo dato sul rapporto tra scuola e famiglia oggi?
Le fragilità emotive non sono soltanto quelle dei giovani, anche alcuni adulti possono manifestarle, soprattutto oggi, al tempo della rivoluzione digitale che sta alterando il rapporto con l’esperienza reale illudendoci di poter esercitare un controllo assoluto su tutto ciò che accade fuori e dentro di noi.
La scuola diventa così lo scenario di un’immaturità sociale complessiva.
E’ essenziale educare al rispetto come scelta culturale e civile. In che modo la letteratura e la scrittura possono contribuire a questa educazione?
Formare alla lettura significa educare alla piena consapevolezza, sviluppando il senso civico e critico, insegnando la complessità dell’esistenza, l’importanza della storia trascorsa, l’uso lungimirante del linguaggio, fondamentale per elaborare l’esperienza in modo che non si riduca ad essere puro istinto.
Lei ha spesso avvicinato e insegnato a ragazzi fragili o ai margini. Quali strumenti educativi possono aiutare a prevenire i comportamenti aggressivi?
E’ decisivo il faccia a faccia diretto fra educatore e scolaro per una conoscenza reciproca in modo da spezzare la finzione pedagogica, superando gli artifici convenzionali (voto, nota, interrogazione), i quali sono certo necessari per legittimare l’azione dei docenti ma rischiano di essere insufficienti quando la violenza esplode.
Il disegno di legge presentato dal ministro Valditara – e approvato dal Cdm – sull’arresto in flagranza per le aggressioni al personale scolastico è stato definito “una misura necessaria”. La risposta deve essere repressiva, culturale, o entrambe?
La risposta non può essere solo giuridica, deve necessariamente avere anche un impatto culturale, il che significa che al provvedimento punitivo, pur necessario nei casi contemplati dal Codice penale, bisogna affiancare un’azione conoscitiva corale per andare alla radice di quanto accaduto.
La vera opera educativa è sempre il frutto di più persone.
Non di una sola. In molte scuole esistono sportelli di consulenza tesi a favorire questo coinvolgimento di tutte le parti in causa. E’ auspicabile una formazione del personale, affinché questa presenza possa essere davvero fruttuosa.

