Cyberbullismo e salute mentale dei giovani – 1

Quali effetti ha il cyberbullismo sulla salute mentale dei ragazzi e come possono intervenire scuola e famiglia per prevenirlo?

Foto: Alessandro Girardi (Fondazione Bruno Kessler Trento)

Il cyberbullismo rappresenta oggi una delle forme più insidiose di violenza tra i giovani, con conseguenze devastanti per la salute mentale degli adolescenti. Comprendere i suoi effetti e implementare strategie efficaci di prevenzione e intervento costituisce una priorità educativa che richiede l’integrazione tra competenze psicologiche, collaborazione scuola-famiglia e valori cristiani di dignità della persona. La ricerca scientifica evidenzia come il cyberbullismo produca conseguenze psicologiche gravi e durature. Le vittime mostrano un rischio quattro volte superiore di sviluppare ideazione suicidaria e comportamenti autolesivi rispetto ai coetanei non vittimizzati. Gli effetti si manifestano in diverse aree: Area emotiva e psicologica: Le vittime sviluppano frequentemente disturbi d’ansia (attacchi di panico, ansia sociale, disturbo d’ansia generalizzata) e depressione, con sintomi che includono tristezza persistente, perdita di interesse nelle attività e pensieri suicidi. Il 93% delle vittime riporta effetti negativi sulla salute mentale, principalmente sentimenti di tristezza e disperazione. La ricerca longitudinale conferma che la vittimizzazione da cyberbullismo predice sintomi depressivi anche un anno dopo l’esposizione. Area relazionale e comportamentale: Gli adolescenti vittimizzati manifestano isolamento sociale crescente, calo dei comportamenti sociali, ritiro da amici e attività, e una marcata riduzione dell’autostima. Si osservano inoltre difficoltà di concentrazione, calo del rendimento scolastico, riluttanza ad andare a scuola e, nei casi più gravi, uso di alcol o sostanze come meccanismo di difesa. Area psicosomatica: Il cyberbullismo produce anche sintomi somatici come disturbi del sonno, insonnia, incubi, cefalea, disturbi gastrointestinali e salute cagionevole generale. La ricerca ha documentato una correlazione diretta tra riduzione dei comportamenti di cyberbullismo e diminuzione dei sintomi somatici. La peculiarità del cyberbullismo rispetto al bullismo tradizionale risiede nella sua persistenza e pervasività: le molestie online non terminano quando l’adolescente lascia la scuola, ma lo seguono ovunque attraverso i dispositivi digitali. L’audience potenzialmente illimitata e la permanenza dei contenuti online possono far sentire le vittime intrappolate senza via di scampo, con conseguenze negative anche a lungo termine. La ricerca suggerisce inoltre che le conseguenze negative del cyberbullismo potrebbero persistere più a lungo nel tempo rispetto a quelle del bullismo tradizionale. La scuola rappresenta il contesto privilegiato per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo. Gli interventi efficaci si articolano su più livelli e richiedono un approccio sistemico e basato su evidenze scientifiche. L’educazione all’uso responsabile di internet costituisce un elemento fondamentale. Gli interventi efficaci non demonizzano gli strumenti tecnologici, ma promuovono competenze di sicurezza online, insegnano le impostazioni sulla privacy e sensibilizzano sui rischi della rete. È essenziale che gli studenti comprendano che anche nel mondo virtuale valgono le regole del rispetto e della responsabilità.

Il personale docente deve essere formato per riconoscere i segnali di vittimizzazione, implementare strategie di prevenzione e promuovere un clima scolastico inclusivo. Gli insegnanti possono insegnare strategie di coping efficaci, come chiedere aiuto al gruppo dei pari o agli adulti di riferimento, evitando strategie disfunzionali come ignorare il problema. La scuola deve attivare tempestivamente un supporto che includa counselling individuale, promozione di una rete di comunicazione con la famiglia, percorsi di assistenza psicologica per incrementare autostima e assertività, e azioni educative di supporto in classe. La terapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata efficace nel migliorare autostima, autoefficacia, senso di sicurezza e capacità relazionali delle vittime. È fondamentale adottare un approccio rieducativo che non si limiti alla sanzione. Gli interventi devono includere counselling individuale, comprensione delle cause sottostanti (rabbia, insicurezza, comportamenti appresi), collaborazione con la famiglia e percorsi di recupero psicologico che favoriscano lo sviluppo dell’empatia e della consapevolezza emotiva. La famiglia costituisce il primo e più importante contesto educativo. Il coinvolgimento attivo dei genitori è essenziale per prevenire il cyberbullismo. Stabilire una comunicazione efficace costituisce la strategia familiare fondamentale. I genitori devono creare un ambiente sicuro e accogliente dove i figli si sentano liberi di esprimere sentimenti e preoccupazioni senza timore di giudizio o punizione. Porre domande aperte, ascoltare attivamente con empatia e evitare linguaggio aggressivo o impositivo mantiene aperti i canali comunicativi. Una relazione comunicativa genitore-figlio efficace rappresenta una strategia preventiva primaria. I genitori devono informarsi sulle tecnologie utilizzate dai figli e dialogare con loro sui rischi e le opportunità di internet. È importante crearsi uno scambio dialogico sull’essere online, insegnare strategie di tutela e riflettere prima di postare o commentare, ricordando che le parole online hanno impatto su vite reali. L’educazione alla privacy, alla condivisione responsabile delle informazioni personali e al comportamento rispettoso online costituisce una responsabilità genitoriale fondamentale. I genitori devono essere vigili nell’osservare cambiamenti comportamentali nei figli (isolamento, calo del rendimento scolastico, manifestazioni di rabbia durante l’uso dei dispositivi, riluttanza ad andare a scuola). Se emergono segnali di vittimizzazione, è fondamentale ascoltare senza giudizio, contattare tempestivamente la scuola e, se necessario, richiedere supporto psicologico specializzato. I bambini imparano dal comportamento dei genitori. Trattare gli altri con gentilezza ed empatia, anche online, insegna attivamente questi valori. I genitori devono testimoniare il rispetto della persona e condannare chiaramente discriminazioni e prevaricazioni. È essenziale costruire una rete di supporto e collaborazione tra scuola, famiglia, territorio ed esperti. Gli incontri informativi e formativi per genitori sui fenomeni di bullismo e cyberbullismo creano opportunità di confronto e dialogo che rafforzano l’efficacia degli interventi. L’etica cristiana sottolinea la necessità di un’alleanza educativa tra tutti i “mondi vitali” (famiglia, scuola, parrocchia, gruppi formali e informali) per annunciare e praticare l’amore fraterno plasmato dallo Spirito Santo. I giovani hanno bisogno di sperimentare la presenza di adulti significativi con cui dialogare: questa è vera prevenzione. L’oratorio, la parrocchia e le scuole cattoliche sono chiamati a instaurare relazioni educative positive, avere un orecchio attento ai segnali di disagio, responsabilizzare i ragazzi e investire nella formazione dei volontari. La visione cristiana inoltre promuove la formazione della coscienza morale, educando i giovani a scegliere secondo coscienza e in autonomia, valorizzando virtù come il coraggio (contro l’omertà), la solidarietà e la protezione del più debole. Educare è “atto di pace e di fiducia”, costruire “mappe di speranza” ricomponendo conoscenza e senso, competenza e responsabilità, fede e vita.

Consigli pratici e concreti

Per i genitori:

  1. Stabilire un dialogo quotidiano e autentico con i figli sulle loro esperienze online e offline, facendosi raccontare cosa amano fare su internet e confrontandosi con empatia.
  2. Insegnare l’uso responsabile della tecnologia: spiegare le impostazioni sulla privacy, sottolineare l’importanza di non condividere informazioni personali, guidare a riflettere prima di postare o commentare.
  3. Essere presenti senza essere invasivi: creare momenti familiari senza dispositivi, condividere attività che favoriscano la relazione e il dialogo.
  4. Prestare attenzione ai segnali: cambiamenti di umore, isolamento, calo del rendimento scolastico, riluttanza ad andare a scuola, reazioni emotive durante l’uso dei dispositivi.
  5. Intervenire tempestivamente: se emergono segnali di vittimizzazione, ascoltare senza giudicare, contattare immediatamente la scuola e valutare un supporto psicologico specializzato.
  6. Testimoniare i valori: essere modelli di rispetto, gentilezza, empatia e uso responsabile della tecnologia nella vita quotidiana.
  7. Collaborare con la scuola: partecipare agli incontri formativi, mantenere una comunicazione aperta con gli insegnanti, condividere informazioni rilevanti.

Per la scuola:

  1. Implementare programmi evidence-based: adottare interventi validati scientificamente che integrino educazione digitale, formazione all’empatia, sviluppo di competenze sociali e strategie di coping.
  2. Attivare progetti di peer education: formare studenti come peer educators che possano guidare attività di prevenzione con i compagni, favorendo la comunicazione tra pari.
  3. Formare tutto il personale: offrire formazione continua a docenti e personale ATA per riconoscere i segnali, implementare strategie preventive e gestire situazioni di emergenza.
  4. Creare un clima scolastico positivo: promuovere un ambiente inclusivo basato sul rispetto, la collaborazione e la valorizzazione delle differenze attraverso attività cooperative.
  5. Stabilire protocolli chiari di intervento: definire procedure precise per affrontare casi di cyberbullismo, coinvolgendo vittima, bullo, famiglie e, se necessario, servizi territoriali.
  6. Offrire supporto psicologico: attivare sportelli di ascolto e percorsi di sostegno psicologico per vittime e bulli, in collaborazione con psicologi e psicoterapeuti esperti.
  7. Coinvolgere le famiglie: organizzare incontri informativi e formativi per genitori, creare occasioni di confronto e dialogo, promuovere la collaborazione scuola-famiglia.
  8. Monitorare e valutare: somministrare questionari periodici per monitorare l’incidenza dei fenomeni e valutare l’efficacia degli interventi implementati.

Per le vittime:

  1. Non isolarsi: parlare con persone di fiducia (genitori, insegnanti, amici) e chiedere aiuto.
  2. Documentare: conservare prove delle molestie online (screenshot, messaggi) per eventuali denunce.
  3. Bloccare e segnalare: utilizzare le funzioni di blocco e segnalazione delle piattaforme social per proteggersi.
  4. Cercare supporto psicologico: rivolgersi a professionisti qualificati per elaborare il trauma e ricostruire autostima e sicurezza.
  5. Sviluppare resilienza: partecipare a percorsi che promuovono autocompassione, mindfulness, coping orientato al problema e prospettiva futura positiva.
  6. Non colpevolizzarsi: ricordare che la responsabilità è del bullo, non della vittima.

Per i bulli:

  1. Riconoscere il danno causato: prendere consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri.
  2. Assumere responsabilità: accettare la responsabilità dei propri comportamenti senza minimizzare o giustificare.
  3. Chiedere perdono e fare restituzione: scusarsi sinceramente con la vittima e compiere azioni concrete di riparazione.
  4. Partecipare a percorsi di recupero: impegnarsi in percorsi psicologici che favoriscano lo sviluppo dell’empatia, dell’intelligenza emotiva e di modalità relazionali positive.
  5. Ricevere mentoring: avere adulti di riferimento che accompagnino il percorso di cambiamento con verità e grazia.

Per la comunità educativa:

  1. Costruire un’alleanza educativa: creare reti di collaborazione tra scuola, famiglia, parrocchia, oratorio, servizi territoriali ed esperti.
  2. Valorizzare gli adulti significativi: garantire la presenza di adulti autorevoli e disponibili all’ascolto, che possano diventare punti di riferimento per i giovani.
  3. Promuovere la cultura del rispetto e della dignità: radicare l’azione educativa nel riconoscimento della dignità infinita di ogni persona, educando all’amore fraterno, alla compassione e alla responsabilità.
  4. Educare alla speranza: accompagnare i giovani a guardare al futuro con fiducia, aiutandoli a scoprire il senso della propria vita e la vocazione personale in un contesto di fede e carità.

Il contrasto al cyberbullismo richiede un impegno corale che integri competenze psicologiche evidence-based, collaborazione sistemica tra contesti educativi e valori cristiani radicati nella dignità della persona. Solo attraverso questa sinergia è possibile costruire comunità educative dove ogni giovane possa crescere in sicurezza, sviluppare relazioni autentiche e sperimentare quella pienezza umana e spirituale a cui è chiamato.

 

Altri articoli in Italia

Italia