L’anno pastorale si apre con una novità per quel che riguarda le catechesi sui Dieci Comandamenti, noti anche come le Dieci Parole. Due le offerte: dal 6 ottobre, tutti i lunedì alle 21 incontri per giovani e adulti nella parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio, a Villa Fiorelli, guidati da don Fabio Rosini, docente di Comunicazione e trasmissione della fede alla Pontificia Università della Santa Croce e ideatore e promotore del percorso biblico. Da martedì 7 alle 18.30, per la prima volta, le catechesi si terranno nella chiesa della Divina Sapienza, cappella dell’Università Sapienza. Riservate agli studenti universitari, saranno tenute da don Gabriele Vecchione, nuovo cappellano dell’Ateneo e nuovo vicedirettore dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma (dal 1° settembre il direttore è don Maurizio Mirilli).

don Gabriele Vecchione (Foto Tv2000)
Quello dei Dieci Comandamenti è un cammino iniziato 32 anni fa nella parrocchia di Santa Maria Goretti per condurre i giovani all’incontro quotidiano con Gesù. Un percorso che continua a evolversi. Oggi, però, “sono cambiati i ricettori”, riflette Rosini. “Trent’anni fa c’erano ragazzi molto più solidi e forti. Oggi sono molto più fragili, impauriti. Bisogna essere più cauti nella proposta e accompagnarli. Quello che manca è una vera paternità. Anche la Chiesa deve correggere il suo modo di esercitare l’autorità. Abbiamo sottovalutato l’urgenza dell’evangelizzazione”. In una società votata all’egocentrismo e all’effimero, dove sono stati sviliti di significato termini come compassione e perdono, è fondamentale formare anche i sacerdoti perché, afferma don Fabio, “servono preti che sappiano parlare a questa generazione”.
Fino allo scorso anno Rosini guidava l’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato e con don Gabriele aveva avviato i corsi di preparazione remota e prossima al matrimonio, che hanno visto la partecipazione di oltre 400 giovani. Da qui l’idea di estendere la proposta e portare i Dieci Comandamenti all’interno di una delle più antiche università italiane, fondata da Bonifacio VIII nel 1303. “Una proposta di fede intelligibile e comprensibile – spiega don Vecchione -. Una seria forma di evangelizzazione che prende sul serio chi ascolta: parla al cuore delle persone, con esempi esistenziali”. Il luogo scelto non è casuale perché, osserva don Gabriele, “in un tempio del sapere, come l’università, è giusto che anche la fede mostri la sua plausibilità intellettuale e razionale. Non c’è proposta più logocentrica e intelligente che si possa fare in un ateneo”. Il sacerdote ha seguito le catechesi nel 2009, da seminarista, e le definisce “fondamentali” perché gli hanno trasmesso “l’ilarità del cristiano. Che si può ridere in Chiesa. Che Dio sorride ai suoi figli. Che la fede è ragionevole. I Dieci Comandamenti hanno una capacità performativa devastante: li ascolti una volta e ti rimangono dentro tutta la vita”. Don Gabriele annuncia un’altra novità dell’anno pastorale 2025-2026: la cripta della cappella sarà presto aperta agli studenti che potranno usufruirne come aula studio. “Il desiderio è che diventi un luogo vissuto – aggiunge don Gabriele -. Uno spazio per studiare, partecipare a conferenze, presentazioni di libri, mostre. Una casa per tutti, non solo per i credenti. Vogliamo mostrare il volto di una Chiesa accogliente e non quello di una Chiesa dedita solo a proporre una morale insostenibile”.
Per affermare una presenza che vuole essere costante e non solo simbolica, ogni domenica alle 11 nella cappella della Sapienza si celebra la messa (ingresso da Piazzale Aldo Moro). Oggi le chiese sono sempre meno frequentate dai giovani che però partecipano, e con fede, agli eventi a loro dedicati. Ne è prova lampante il Giubileo dei giovani – solo per citare il più recente – con oltre un milione di presenze alla veglia e alla messa con Papa Leone XIV a Tor Vergata. Il silenzio calato sulla spianata durante l’adorazione eucaristica ha detto più di mille parole. A tal proposito don Gabriele pensa che “non siano i ragazzi ad aver abbandonato la Chiesa, ma la Chiesa ad aver abbandonato i ragazzi”. In linea con il pensiero di don Rosini riflette che
“c’è una crisi di paternità e di adultità. Se ci sono adulti che si prendono davvero cura dei giovani, i giovani in Chiesa ci vanno.
Ma se li guardiamo dall’alto in basso, se non accettiamo i loro sintomi, le loro fragilità e la loro irrequietezza, allora li perdiamo. Il mondo adulto oggi non ha più niente da dire sul dolore, sulla morte. Non siamo percepiti come interessanti. Gesù Cristo sì. Gli uomini di Chiesa, no”. È quindi urgente rivedere l’offerta formativa: “Spesso le nostre proposte sono unilaterali – dice – o fredde, dottrinali e moralistiche, oppure soltanto emotive. Le bombe emotive, come le Gmg, sono bellissime ma ingestibili. Dopo non si sa come portarne il peso nel quotidiano. I Dieci Comandamenti invece sono un percorso razionale, integrale: parlano prima alla ragione, poi anche agli affetti”.

