Giubileo Migranti. Mci in Svizzera: Don Basile, un luogo concreto dove tessere relazioni e coltivare la propria identità e la propria fede

Le Missioni Cattoliche Italiane sono “spazi dove si parla la lingua dell’anima, dove ci si sente a casa pur essendo lontani”, dice in questa intervista don Domenico Basile, responsabile della Missione Cattolica di Lingua Italiana di Zugo, in Svizzera, alla vigilia del Giubileo dei Migranti e del mondo Missionario. A  questo mondo delle missioni cattoliche italiane è dedicata la sala immersiva “Come ponti sul mondo. Scelte di vita, racconti di missione”, che vuole rendere omaggio ai tanti missionari e alle tante missionarie che, partendo dal nostro Paese, hanno scelto di essere accanto e di accompagnare gli emigranti italiani nel mondo che si terrà a Roma – presso la Sala della Quadreria nel complesso Santo Spirito in Sassia dal 3 ottobre al 16 novembre, visitabile gratuitamente.

Foto MCLI CANTON ZUGO

Nel mondo sono oltre sei milioni i cittadini italiani. Una emigrazione in costante aumento come dimostrano i dati che ogni anno – dal 2006 – fornisce il Rapporto Italiani nel Mondo, unica pubblicazione sulla mobilità italiana. Una emigrazione di massa iniziata dalla fine dell’Ottocento che ha portato oltre oceano centinaia di migliaia di connazionali. E poi una seconda fase, dopo la seconda Guerra Mondiale che ha riguardato soprattutto l’Europa e in particolare la Germania e la Svizzera dove, sono arrivati, dalla fine della guerra agli anni ’60 soprattutto italiani del Nord, geograficamente più vicini e successivamente anche dal meridione d’Italia. E poi negli ultimi anni con un aumento costante che in Svizzera ha portato gli italiani da 600mila a 700mila dal 2018 ad oggi. Una mobilità nuova caratterizzata da persone in cerca di migliori condizioni di vita e di lavoro, ci spiega il sacerdote don Mimmo Basile, responsabile della Missione Cattolica di Lingua Italiana di Zugo.

La Svizzera si conferma tra le destinazioni privilegiate: “grazie alla stabilità economica, alla qualità della vita e alla vicinanza geografica, continua ad attrarre ogni anno migliaia di migranti italiani, in modo particolare nei Cantoni di lingua tedesca come Zugo, Lucerna e Zurigo”, spiega il sacerdote aggiungendo che in questo contesto, le MCLI “mantengono una funzione insostituibile, pur rinnovando profondamente il loro volto. Non sono più soltanto centri spirituali per la vecchia emigrazione operaia, ma diventano oggi luoghi di orientamento, accoglienza e accompagnamento per i nuovi arrivati”. Anche se i giovani sembrano avere “tutto sotto controllo” molti di loro “si trovano a fare i conti con la solitudine, la mancanza di reti sociali, il disorientamento iniziale. Cambiare Paese, cultura, ritmi di vita non è mai un passaggio banale”. È in questo “vuoto” che le Missioni cattoliche in Svizzera e in Europa “entrano con discrezione e umanità”.

Foto MCLI Zugo

Le MCI sono “spazi – aggiunge don Basile rispondendo alle nostre domande – dove si parla la lingua dell’anima, dove ci si sente a casa pur essendo lontani”. Offrono momenti di ascolto, celebrazioni liturgiche in lingua madre, gruppi di condivisione, attività culturali, incontri di formazione e solidarietà. Creano “legami tra persone che, altrimenti, rischierebbero di restare ai margini”. Nel Canton Zugo – dove opera don Basile – la presenza di giovani italiani è evidente. Alcuni lavorano nelle grandi aziende del settore tecnologico e farmaceutico, altri sono medici o ricercatori. Molti sono soli, o vivono in coppia, lontani dalla famiglia d’origine, ci spiega. e per loro la MCI rappresenta “non solo un punto di riferimento spirituale, ma anche un luogo concreto dove tessere relazioni, costruire nuove amicizie, coltivare la propria identità e la propria fede”. Le Missioni italiane diventano “piccole oasi di umanità, dove fede, cultura e solidarietà si intrecciano in modo vitale. Resta allora fondamentale investire in queste realtà, sostenerle, aggiornarle, renderle visibili anche alle nuove generazioni”. La mobilità continuerà a crescere, e con essa “il bisogno di presenze pastorali significative e formate per questo ambito, flessibili, ma soprattutto capaci di ascolto e di prossimità”.

Don Mimmo Basile

La Chiesa locale, attraverso il servizio delle Missioni, “se saprà leggere i segni dei tempi, potrà essere una bussola preziosa per chi cerca di orientarsi nella vita, lontano da casa, ma con il cuore aperto alla speranza”. Per don Basile un altro aspetto “fondamentale è “il cammino di integrazione e comunione” con le comunità locali perchè “non vivono isolate o chiuse in sé stesse, ma cercano attivamente il dialogo e la collaborazione con la Chiesa locale e con le altre comunità linguistiche. Questo è un segno di maturità ecclesiale e di apertura al futuro. L’integrazione non significa perdita di identità, ma arricchimento reciproco: portare la propria lingua, la propria sensibilità, la propria storia nella vita di una Chiesa che è cattolica proprio perché è aperta a tutti”. La Chiesa elvetica “si dimostra collaborativa, accogliente e particolarmente attenta al fenomeno migratorio”. Molti vescovi, parrocchie e organismi ecclesiali locali nonchè le stesse strutture amministrative, “sostengono attivamente le Missioni linguistiche, promuovendo momenti di comunione e progetti pastorali condivisi. Questa apertura rappresenta un segno concreto di una Chiesa che sa farsi casa per tutti, senza distinzioni di lingua o provenienza”.
E al mondo delle missioni cattoliche italiane è dedicata la sala immersiva “Come ponti sul mondo. Scelte di vita, racconti di missione”, che vuole rendere omaggio ai tanti missionari e alle tante missionarie che, partendo dal nostro Paese, hanno scelto di essere accanto e di accompagnare gli emigranti italiani nel mondo che si terrà a Roma – presso la Sala della Quadreria nel complesso Santo Spirito in Sassia dal 3 ottobre al 16 novembre, visitabile gratuitamente.

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