Giubileo dei giovani: la visita al Ceis don Mario Picchi. “Il nostro impegno per contrastare le tossicodipendenze”

Al centro romano l’incontro tra i ragazzi delle diocesi di Ozieri e Reggio Emilia e gli operatori impegnati in progetti di recupero dei giovani dalle dipendenze. Domani spazio ai laboratori musicali

Un gruppo di giovani che partecipano al Giubileo in visita al Ceis don Mario Picchi (Foto Sir)

Una mattinata intensa, fatta di parole, ascolto e volti che raccontano un’altra possibilità. Nella sede storica del CeIS Don Mario Picchi, nel cuore di Roma, si sono incontrati oggi operatori e ospiti del centro con un gruppo di giovani pellegrini provenienti dalle diocesi di Ozieri (Sardegna) e Reggio Emilia, giunti nella Capitale in occasione del Giubileo dei Giovani. L’incontro rientra tra le proposte esperienziali promosse da Caritas italiana e dalla Cei per il Giubileo, affinché i cammini spirituali si intreccino a quelli umani, toccando con mano anche le periferie esistenziali.

“Siamo qui per un’esperienza che ci è stata proposta dalla Caritas. Siamo sensibili al tema delle ‘tossicodipendenze’, perché siamo stati al Festival dei Giovani a Medjugorje e abbiamo potuto visitare la comunità Cenacolo, dove abbiamo avuto un impatto con questo mondo. Senza metterci d’accordo, ci siamo iscritti a questa iniziativa”, raccontano tre ragazzi della diocesi di Ozieri, sui 68 arrivati a Roma, studenti di giornalismo e comunicazione, che nel loro percorso di studio hanno scelto di approfondire proprio il tema della dipendenza. “Anche noi vogliamo raccontare – dicono Sara, Mario e Maria – ma prima dobbiamo saper ascoltare, guardare da vicino, lasciarci toccare dalle storie di chi ha vissuto tutto questo”.

Accolti dagli operatori del CeIS, i giovani hanno ascoltato la testimonianza di Angela Sollami, psicologa e voce storica del centro: “Abbiamo lanciato un messaggio di vita. Le droghe portano alla morte, non solo fisica, ma spirituale, affettiva, relazionale. Il nostro lavoro, al contrario, testimonia che è possibile rinascere. Questo incontro, anche per noi, è importante: i ragazzi si portano via un seme, un’eco che può risuonare nel tempo”. Sollami ha ripercorso la storia del Centro, nato nei primi anni ’70 per iniziativa di don Mario Picchi, pioniere della lotta alla tossicodipendenza e promotore del “Progetto Uomo”, il paradigma su cui si basa tutta l’attività del CeIS: la centralità della persona e la fiducia nella possibilità di ognuno di riscrivere la propria storia.

Il tema delle dipendenze, dice Alice, arrivata con il suo gruppo dalla diocesi di Reggio Emilia, “è un po’ particolare, ci ha toccati in altre esperienze vissute da alcuni ragazzi”. “Ci interessava ascoltare un altro punto di vista, un altro racconto. Speriamo davvero di portarci a casa un bel messaggio, oltre a quello del Papa”. “Lo spirito – aggiunge – è quello di vivere questa esperienza insieme ad altri giovani di tutta Italia e del mondo, ascoltare le parole del Papa e sentirci parte di una Chiesa unita. Siamo anche curiosi di conoscere realtà che non tutti conoscono, come questa, e di portarci a casa qualcosa di nuovo e di bello”. “La nostra diocesi ci ha chiesto di lasciarci provocare, di lasciarci toccare nel profondo. Torneremo a casa un po’ diversi, magari anche con l’idea di dedicare del tempo agli altri, anche solo un’ora a settimana, calando ciò che viviamo in questi giorni nella vita di tutti i giorni”.

La giornata ha rappresentato anche un momento di confronto tra generazioni, con il racconto di esperienze vissute da chi ha incontrato il buio della dipendenza e ne è uscito, e chi oggi cerca di costruire un futuro diverso fondandolo su relazioni vere, sulla fede e sull’ascolto reciproco. “Siamo venuti qui con tanta speranza, desiderosi di imparare a vivere bene le relazioni, soprattutto in Cristo. È bello camminare insieme verso una direzione comune”, raccontano i giovani sardi.

Domani, altri gruppi torneranno al CeIS per un momento di festa: saranno infatti realizzate alcune dimostrazioni dei laboratori musicali attivi nel centro. Un progetto che nasce come centro di aggregazione nell’ottavo municipio. “Non è solo una scuola di musica, ma un centro musicale che fa aggregazione attraverso la musica. Anche da come suonano uno strumento, si riesce a rilevare anche il disagio di queste persone. E da lì tanti ragazzi, per esempio, sono stati inseriti in un circuito di sostegno allo studio”.

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