La felice coincidenza della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo con la domenica, quest’anno, anche se per i romani è causa della perdita di un giorno festivo supplementare in calendario, per noi diventa motivo per qualche riflessione su queste due fondamentali colonne della Chiesa universale. Intanto, si tratta della prima festa di questi grandi apostoli titolari della Chiesa di Roma nel ministero del nuovo successore di Pietro, Leone XIV: motivo di un pensiero speciale nei riguardi di questo pastore, che, venendo dalle lontane Americhe, si è sempre sentito a casa nella metropoli romana e si è rivestito subito convintamente e affabilmente del titolo e del ruolo di “vescovo di Roma”. Ma non può sfuggire a nessuno la “predilezione” misericordiosa speciale, riservata da Dio per questi due uomini ebrei, l’uno riabilitato da Gesù dopo il suo triplice rinnegamento e addirittura investito del compito di guida degli altri apostoli, l’altro riscattato dalla persecuzione che aveva esercitato contro la Chiesa nascente e designato e inviato nel mondo direttamente e miracolosamente dal Cristo come “apostolo delle genti”. Di questo i due si resero allora strumenti docili ed efficaci nelle mani di Dio per il bene della Chiesa e divennero per sempre punto di riferimento per l’intero popolo di Dio. Se c’è chi identifica la comunità dei credenti in Cristo (specificamente la Chiesa cattolica) come “la Chiesa di Pietro”, non mancano coloro che definiscono il Cristianesimo come “creatura di Paolo”, tanto fu il peso dei due nella storia dei secoli. Ecco come ne delinea sinteticamente nel modo migliore le figure e il ruolo il Prefazio della loro festa comune: Tu hai voluto unire in gioiosa fraternità i due santi apostoli: / Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo, /Paolo, che illuminò le profondità del mistero; / il pescatore di Galilea, che costituì la prima comunità con i giusti di Israele, / il maestro e dottore, che annunziò la salvezza a tutte le genti. / Così, con diversi doni, hanno edificato l’unica Chiesa, / e associati nella venerazione del popolo cristiano / condividono la stessa corona di gloria.
Moltissime in Italia e nel mondo le chiese e le località che si fregiano del loro nome, di ambedue insieme o dell’uno o dell’altro dei due. Nel nostro territorio ricordiamo – per chi tra i lettori non l’avesse presente – che si intitolano a loro S. Pietro di Cavarzere, lungo l’Adige, e S. Pietro in Volta, nell’isola di Pellestrina; mentre non manca una chiesa parrocchiale intitolata a S. Paolo, quella di Porto Levante (in comune di Porto Viro): comunità che si onorano del loro nome e ne solennizzano la ricorrenza rendendola occasione di pubblica manifestazione di fede e di intensa socialità.
Ma vogliamo evidenziare, in quest’anno giubilare, un altro elemento “nostrano”, ancora ignorato dai più: nel Museo diocesano d’arte sacra di Chioggia sono conservate ed esposte in apposite teche una ventina di “quadrangole” (sorta di medaglie in forma quadrangolare e in alcuni casi romboidale) con l’effige dei santi Pietro e Paolo – ben identificabili dalle loro caratteristiche iconografiche: le chiavi e la spada -, che i pellegrini, di ritorno dalla “città eterna”, dove le avevano acquistate, portavano al collo come segno della benedizione e protezione degli apostoli, da far collocare eventualmente, quando sarebbe giunto il momento, anche nella propria tomba quale garanzia di accoglienza in cielo. Si tratta di oggetti sacri devozionali, rintracciati a suo tempo casualmente nel nostro territorio: ne conserviamo a Chioggia un numero superiore a qualsiasi altro Museo civico o ecclesiale del mondo! Tali eccezionali documenti risalgono al XII e al XIII secolo, e provano senz’ombra di dubbio il tragitto percorso, proprio nelle nostre terre, dai pellegrini provenienti dal Nord, vicino o lontano, ancora prima dell’istituzione ufficiale del primo Giubileo del 1300. Due di questi rari reperti saranno esposti nella prestigiosa mostra “Il Giubileo senza papa. Roma 1350”, in allestimento a Roma, al Museo dei Fori imperiali-Mercati di Traiano, che sarà inaugurata in ottobre.
Oggi è anche la Giornata dedicata alla “Carità del papa”, segno universale di comunione con la sede di Pietro e con il suo successore, quel Leone XIV che ne prosegue la missione e continua ad essere, come i suoi più recenti predecessori, una “coscienza dell’umanità” (purtroppo spesso inascoltata), che richiama costantemente alla fraternità e alla pace. Questo il suo appello, ribadito proprio domenica scorsa a tutti i governanti, in occasione del loro giubileo, in quest’ora difficile della storia: “Fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile”. Mentre nei giorni scorsi ha incontrato i Seminaristi di tutto il mondo, tra cui erano presenti molti delle diocesi del Triveneto accompagnati dal nostro vescovo Giampaolo delegato della CET per i Seminari. Un anno giubilare intenso vissuto da molte comunità, gruppi e categorie; noi ci prepariamo a viverlo come Chiesa diocesana nel prossimo settembre. Tornando magari con altre moderne “quadrangole”, fossero anche solo le innumerevoli foto impresse negli smartphone che garantiscono comunque, come per i pellegrini di tanti secoli fa, che “Io c’ero…”.
Chiesa dei santi Pietro e Paolo
La felice coincidenza della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo con la domenica, quest’anno, anche se per i romani è causa della perdita di un giorno festivo supplementare in calendario, per noi diventa motivo per qualche riflessione su queste due fondamentali colonne della Chiesa universale.