Nei giorni santi

Punto culminante di tutto l'Anno liturgico e della vita stessa della Chiesa, la Grande Settimana che si apre in questa Domenica delle Palme ci invita a riflettere, meditare, pregare, invocare, donare, contemplando il Mistero dell'Amore infinito di Dio rivelatosi nel Figlio Gesù che si offre per l'umanità e per il mondo nell'evento di Morte, Passione e Risurrezione che ha cambiato la Storia e chiede di cambiare anche la nostra vita.

Punto culminante di tutto l’Anno liturgico e della vita stessa della Chiesa, la Grande Settimana che si apre in questa Domenica delle Palme ci invita a riflettere, meditare, pregare, invocare, donare, contemplando il Mistero dell’Amore infinito di Dio rivelatosi nel Figlio Gesù che si offre per l’umanità e per il mondo nell’evento di Morte, Passione e Risurrezione che ha cambiato la Storia e chiede di cambiare anche la nostra vita. Anche se le circostanze internazionali e nazionali – e, forse, per molti di noi, pure quelle comunitarie, familiari e personali – ci affliggono per tanti aspetti, dev’essere pure tempo per lodare e ringraziare, vivendo questi eventi di misericordia e di grazia non solo nelle intense liturgie – quella gloriosa e drammatica di oggi, come quelle solenni e coinvolgenti del Triduo pasquale -, ma anche nel clima che possiamo respirare e noi stessi creare accanto e attorno a noi in un periodo in cui la stessa primavera, tutt’uno almeno alla nostra latitudine con la Pasqua, ci annuncia festa e rinascita e la vivacità dinamica degli acquisti, del turismo, delle vacanze ci ispira serenità e ottimismo. In realtà, sappiamo tutti che questo tempo “difficile” ci interroga profondamente sul senso del presente e sulle prospettive del futuro, quando le speranze di pace che in qualche modo erano state alimentate da recenti dialoghi si stanno rivelando incerte se non effimere. C’è stato chi, sull’onda dell’entusiasmo, aveva azzardato proprio la data della Pasqua, il prossimo 20 aprile – occasione speciale perché celebrata nello stesso giorno dalle Chiese d’Occidente (Cattolica latina ed Evangeliche) e da quella d’Oriente (Cattolici di rito orientale e Ortodossi di ogni patriarcato) – come appuntamento ideale almeno per un “cessate il fuoco” in Ucraina; ma proprio colui che aveva fatto ventilare, pur tra già iniziali contraddizioni, questa ipotesi, ha provveduto, ahimè, ad ingaggiare un’altra guerra, quella commerciale stavolta, sfidando il mondo intero con i suoi avventati e presuntuosi “dazi” imposti a tutti, provocando a sua volta risposte che non annunciano nulla di buono per gli uni e per gli altri. Si potrebbe dire che, se le altre, certamente più micidiali, guerre combattute con le armi mortifere sono, almeno per ora ed essenzialmente solo locali, questa sferrata ed esplosa a livello commerciale, è davvero una “guerra mondiale” dalle conseguenze imprevedibili, anche in termini di regresso, di depauperamento, di distruzione e di morte se dura troppo a lungo e se gli effetti si propagano ovunque, danneggiando soprattutto i più poveri (Paesi, popoli, famiglie, individui), non risparmiando per altro nemmeno i più ricchi che già corrono ai ripari affrontando i terremoti delle Borse, che si ripercuotono con la loro onda lunga su tutto e su tutti, per i grandi colossi ma anche per i piccoli risparmiatori, sui prezzi dei prodotti di nicchia o delle merci rare, ma anche su quelli dei beni di sussistenza. Così assistiamo a una “guerra” dichiarata anche tra le grandi potenze economiche, politiche e militari, anziché ad una pacificazione degli animi, premessa necessaria per il silenzio delle armi, che continuano purtroppo a crepitare e a mietere vittime anche in questa Settimana – “Santa” per noi cristiani ma significativa un po’ per tutti, in particolare per quanti vivono nella Terra di Gesù, martoriata essa pure -, che dovrebbe invece ispirare il silenzio più sacro, la volontà sincera di pacificazione, l’impegno efficace di fratellanza. Siamo comunque chiamati in questi giorni a nutrire una rinnovata speranza, che non intende cedere di fronte agli eventi anche più cupi e a disegni tutt’altro che concilianti. Secondo consolidata tradizione il Venerdì Santo nelle comunità cristiane cattoliche è prevista la Colletta per la Terra Santa: un segnale di comunione e di solidarietà che ci rende più vicini a quei fratelli cristiani oppressi da tensioni e paure per infondere anche in loro almeno un po’ di fiducia nel futuro. E in questa terza Pasqua di guerra in Ucraina, vissuta nel calendario insieme tra combattenti su campi opposti, come dalle loro autorità (e proprio dagli aggressori persino con vile e blasfema ostentazione), il pensiero va certamente a quanti vivono ogni giorno sotto le bombe. La loro tremenda esperienza li accomuna, in qualche modo, più strettamente alla Passione stessa di Cristo. Che il buio di questi tempi possa aprirsi, per noi e soprattutto per loro, come il sepolcro chiuso dalla grossa pietra, allo squarcio di luce della risurrezione.

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