Giubileo ammalati e mondo della sanità. Scavuzzo: “In Ucraina Soleterre porta speranza attraverso la presenza”

La ong è impegnata a fianco della popolazione dando supporto ai bambini malati di cancro, con progetti per la salute mentale, con unità mobili che operano vicine alle zone di fronte, con sostegno ad amputati e donne vittime di violenza di genere

(Foto Soleterre)

L’oncologia pediatrica e la salute mentale sono i pilastri dell’intervento di Fondazione Soleterre in Ucraina. Un impegno che non è diminuito con la guerra. Fornire farmaci vitali, come chemioterapie e antitumorali, agli ospedali in difficoltà, evacuare pazienti gravi verso Paesi sicuri dove continuare le cure, aprire strutture di accoglienza per chi ha perso tutto, garantire primo soccorso psicologico e riabilitazione neuro-motoria per traumi e amputazioni: sono solo alcune delle azioni messe in atto. In occasione del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità (medici, infermieri, operatori sanitari, volontari in ambito sanitario, operatori pastorali della salute), da Kiev abbiamo raccolto la testimonianza di Gioele Scavuzzo, capo missione in Ucraina per Soleterre, operatore umanitario e volontario in ambito sanitario, per oltre 15 anni paramedico con le Misericordie italiane e con il Cisom, per il quale è stato anche volontario nell’ultimo Giubileo.

(Foto Soleterre)

Cosa significa operare per Soleterre in un teatro di guerra?

Il nostro ruolo ci mette a contatto con la sofferenza umana quotidianamente.

Noi lavoriamo con quelle categorie estremamente vulnerabili come bambini con disabilità per amputazioni a causa della guerra e bambini con il cancro. Per una famiglia avere un bambino con un cancro è già uno degli eventi più drammatici da affrontare, ma con la guerra, oltre a dover lottare contro un brutto male, dover fuggire e sopravvivere alla pazzia degli uomini è un fallimento dell’umanità. Noi cerchiamo di portare avanti la speranza, la fiducia che ci sono ancora persone disposte a lavorare, sacrificarsi, impegnarsi per aiutare i più bisognosi, veramente gli ultimi. Lavorare in Ucraina non è semplice: è un contesto difficile per motivi di sicurezza e di logistica. Il nostro team di 45 persone, parlo di italiani ma anche dello staff ucraino che abbiamo qui, è preparato a rispondere a crisi come quella che stiamo vivendo. Noi lavoriamo e ci spostiamo con il massimo della sicurezza, ma al 100% non può essere mai garantita e questo significa essere sempre esposti a un pericolo. Malgrado tutto, portiamo sempre avanti il lavoro. Le difficoltà logistiche come il bombardamento delle strutture, i camion che non partono, i beni che vengono rubati o confiscati ci mettono in difficoltà per operare, ma cerchiamo di risolvere i problemi e trovare soluzioni per non essere fermati. Perché un nostro stop significa smettere di garantire alle persone – anziani, disabili, donne e bambini – le cure o l’accesso alle cure. Abbiamo dei progetti di supporto sanitario vicino al fronte con unità mobili – medici, infermieri e psicologi del posto che girano con i loro veicoli – per aiutare chi vive nelle zone rurali, vicinissime al fronte, garantendo visite, supporto psicologico e distribuzione di farmaci essenziali e salvavita. Se il nostro intervento venisse sospeso o bloccato significherebbe diminuire la possibilità di sopravvivenza delle persone. È una grandissima responsabilità.

(Foto Fabio Bucciarelli per Soleterre)

Quali sono i maggiori problemi di salute che si trova ad avere oggi la popolazione?

Ci sono molti problemi di salute mentale: tutta la popolazione ucraina è traumatizzata dalla guerra.

Con le nostre psicologhe supportiamo sia i cittadini che non hanno lasciato le loro case, sia gli sfollati interni, che sono stati costretti a trasferirsi in rifugi, sia chi vive vicinissimo al fronte, soggetto quotidianamente a esplosioni, suoni, rumori, passaggio di missili. Sono diversi livelli di trauma: noi stiamo cercando di supportare con degli strumenti creati dal nostro team di psicologi dell’emergenza della nostra sede in Italia, per far sì che il nostro supporto non sia generico, ma modellato sui bisogni delle persone. Resta il nostro impegno sul fronte psicologico per i bambini con il cancro e i loro familiari, che hanno il doppio trauma della malattia e della guerra, le donne sopravvissute a violenza di genere, per persone, sia bambini sia adulti, con disabilità, congenite o legate alla guerra, come amputazioni, ferite alla spina dorsale, danni al sistema neurologico. Dal punto di vista sanitario, oltre al sostegno ai bambini con il cancro e alle persone che hanno avuto conseguenze dalle armi usate nella guerra, ci sono anche tutti gli altri che hanno visto ridotto il contributo pubblico per supportare il settore della salute con farmaci e visite e per questo si trovano sprovvisti di visite e farmaci riguardo la cardiologia, malattie epatiche, Aids, malattie neurologiche che necessitano di riabilitazione e medicine specifiche che non possono essere garantite senza un intervento come quello che Soleterre, come ong straniera, può operare in Ucraina.

(Foto Fabio Bucciarelli per Soleterre)

Quali sono i progetti che adesso avete in campo in Ucraina?

Due progetti finanziati dall’Aics, che termineranno a maggio, il cui obiettivo è supportare le persone che vivono vicino al fronte dal punto di vista sanitario, ma anche supportare anche quegli ospedali che lavorano con i casi più gravi e più numerosi di civili con disabilità a causa della guerra. Poi abbiamo un progetto diretto al supporto psicologico, sanitario e legale delle donne sopravvissute a violenza di genere e stiamo proseguendo con il nostro impegno per i bambini con cancro e di supporto alla salute mentale.

(Foto Fabio Bucciarelli per Soleterre)

Qual è stato dal punto di vista sanitario il momento più drammatico che avete vissuto dall’inizio della guerra?

Dal punto di vista sanitario il primo anno, in cui abbiamo gestito la prima evacuazione sanitaria di bambini con il cancro dall’Ucraina all’Europa e in particolare in Italia. È stata la prima grandissima crisi: i bambini con il cancro sono estremamente vulnerabili, soggetti a infezioni e ricadute, dovute anche allo stress e a viaggi faticosi. Trasportarli da Kiev alla frontiera con tante ore di viaggio, altre ore di controlli e poi in aereo in Italia: per loro è stato uno stress grandissimo. Una buona parte dei bambini che abbiamo portato in Italia si è curata, ma ci sono stati anche bambini che avevano visto le loro condizioni peggiorare a causa della guerra e morire, quindi abbiamo dovuto cercare anche soluzioni per rimpatriare le salme. Drammatico anche vedere come nell’ospedale in cui lavoriamo siano arrivati sempre più bambini con amputazioni per mine antiuomo o esplosioni. Terribile anche rischiare la vita ogni notte con gli sciami di droni e missili che colpiscono tanto la capitale quanto altre città. Il missile più vicino mi è caduto a meno di 100 metri.

(Foto Soleterre)

Ora sarà celebrato il Giubileo degli ammalati e del mondo sanitario, ma come si porta la speranza in una terra devastata dalla guerra?

La speranza passa attraverso la presenza.

Essere vicini alla popolazione dal punto di vista umano, ma anche con il supporto medico e psicologico. Dopo tre anni ci sono situazioni di tristezza, esasperazione, di mancanza di prospettiva e di fiducia nel futuro che sono quasi croniche. Non è facile, ma voler continuare a stare accanto alle persone mostrando che c’è qualcuno pronto ad aiutare stabilmente, che si sta impegnando è il miglior modo di dare speranza e fiducia, ne siamo contraccambiati con tanta stima da parte della popolazione.

(Foto Soleterre)

E qual è il suo auspicio di speranza per l’Ucraina?

Che ci sia un’unione dei popoli che rimangano a fianco, anche con il pensiero e piccole azioni, alla popolazione ucraina, mostrando che non viene meno il supporto, l’assistenza. Essere credibili e stare vicini a un Paese, a un popolo che è stato invaso, che vede civili uccisi ogni giorno e anche molti giovani obbligati a combattere uccisi. L’Ucraina è un Paese che vede la meglio gioventù distrutta giorno dopo giorno. Perciò,

Paesi e popoli devono mostrare di avere l’Ucraina nei pensieri, nelle azioni, nei cuori e nelle preghiere.

(Foto Soleterre)

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