“Abbiamo bisogno di pace nel Mediterraneo, soprattutto in questi giorni in cui le tensioni internazionali aumentano e il rumore delle armi si fa sempre più minaccioso”. E’ il card. Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia incaricato del coordinamento per il Mediterraneo a consegnare con queste parole la “missione” ai 25 giovani che lunedì 3 marzo sono salpati da Barcellona a bordo della nave “Bel Espoir”. “La sete di potere e di profitto di alcuni leader irresponsabili – ha detto il cardinale nell’omelia pronunciata durante la messa nella Basilica della Sagrada Familia – espone l’umanità a pericoli terribili, disprezzando le persone e i popoli, soprattutto i più poveri e bisognosi. Perché coloro che scatenano le guerre sono raramente coloro che ne muoiono!”.

Bel Espoir, salpati da Barcellona giovani in navigazione verso il Marocco
Il team di giovani è attualmente in navigazione verso Tetouan, in Marocco, per questa prima tappa di un viaggio che coinvolgerà 200 ragazzi e ragazze di nazionalità e fedi diverse. La nave a tre alberi “Bel Espoir” toccherà nei prossimi 8 mesi 30 porti lungo le sponde del Mediterraneo, da Palermo a Biserta (in Tunisia), dall’isola di Malta a quella di Creta, da Cipro al Libano, da Istanbul ad Atene, poi lungo le coste dell’Adriatico, e infine da Napoli a Marsiglia. L’iniziativa nasce nello spirito degli Incontri del Mediterraneo di Bari (2020), Firenze (2022), Marsiglia (2023) e Tirana (2024). “La nave che spingeremo sulle onde – ha aggiunto Aveline -, un piccolo guscio di noce sulle onde delle tempeste e delle lacrime del nostro mare e del nostro mondo, vuole essere un’arca di speranza di cui voi, giovani che vi imbarcherete in ogni tappa di questa grande odissea, diventerete i navigatori. E sono certo che la bussola di questa navigazione vi aiuterà a trovare la strada giusta e a mantenerla per tutta la vita”.
Ad ogni tappa, i giovani saranno protagonisti, nei diversi porti che li accoglieranno, di conferenze, festival e scambi su tematiche di attualità. “E’ un’iniziativa – commenta il card. Juan José Omella, arcivescovo di Barcellona – che mi riempie di goria perché si iscrive nel cammino tracciato dal Papa Francesco che augura al Mediterraneo di diventare spazio di coesione e di pace. Dopo Bari, Firenze e Marsiglia, si riparte da Barcellona per proseguire verso l’Africa”. Riuniti a Barcellona per la prima sessione, i giovani si sono confrontati su “L’importanza del dialogo tra le culture”. Il quadro delineato in questa prima conferenza fa emergere un Mediterraneo a più velocità. I dati indicano che sulla costa meridionale e orientale il numero di giovani sotto i 25 anni è doppio rispetto alla costa settentrionale. Nel complesso, il tasso di disoccupazione giovanile nel Mediterraneo è del 25,1%, quasi il doppio della media mondiale e, cosa più preoccupante, in quasi tutti i Paesi i giovani guardano al futuro della propria nazione con pessimismo. In molte parti d’Europa, i giovani non raggiungono il livello di benessere dei loro genitori.

Bel Espoir, conferenza di mons. Xabi Gómez sull’importanza del dialogo delle culture (foto MED 25)
Ad accompagnare i giovani in questa riflessione è stato mons. Xabi Gómez, vescovo di San Felíu de Llobregat, impegnato nella pastorale dei migranti. “Bel Espoir – ha detto – porta il suo messaggio a tutte le culture e religioni che popolano la regione”. “Di fronte all’individualismo, alla frammentazione, alla cultura dello scarto, all’indifferenza, ai nazionalismi e ai fondamentalismi escludenti, diciamo umilmente: nessuno può salvarsi da solo. Navigheremo quindi insieme, voi che prendete il largo, noi che restiamo sulla terraferma e noi che navighiamo nel mondo digitale, la Chiesa navigherà con la vela del dialogo e dell’amicizia sociale”. Il vescovo ha chiesto ai giovani di non farsi prendere in ostaggio dalle false notizie che girano su molte piattaforme digitali e nei media. Sono “canti di sirene”, “profeti di sventura che inneggiano all’intolleranza, ai pregiudizi e alla paura dell’ignoto”. Per disarmarli, occorre “ascoltare con il cuore” per costruire una cultura dell’incontro basata sull’empatia e sul rispetto reciproco. “Questo è il consiglio di Papa Francesco”: essere aperti all’apprendimento, accettare la diversità e riconoscere che “la verità può essere espressa in molteplici modi”. “Navigheremo – ha concluso il vescovo – ricordandoci di collegare sponde, cuori, sofferenze, sogni, risposte e speranze comuni. Navigare è dialogare con la speranza”.

