“Ho cominciato a fare volontariato a 11 anni come aiuto catechista. A 12 seguivo un gruppo di 6 bambini in oratorio. Mi portò a questa esperienza il fatto di avere testimoni. Ci è stato insegnato a farlo senza alcun tipo di riconoscimento. Oggi mancano i testimoni e il volontariato ha assunto una dimensione filantropica e non legata alla chiamata di Cristo”. Lucia Ercoli, fondatrice di Medicina Solidale, si ferma a riflettere un momento sulla crisi che attraversa il mondo del volontariato e sulla difficoltà a trovare volontari. Lo fa col Sir alla vigilia del Giubileo di questo mondo che arriva agli “ultimi”, esclusi dallo sguardo del pubblico. Lo fa, con il suo camice addosso, in una pausa tra una visita e l’altra, nell’ambulatorio delle Fragilità, a Torrenova, nella periferia est di Roma. Medicina Solidale ogni mese fa “qualcosa” per circa mille persone, una visita medica o un sostegno alimentare. E in occasione del Giubileo ha promosso un intervento di riqualificazione urbana, nella fermata della Metro C di Torre Angela. Nei giorni del Giubileo del volontariato, invece, per celebrarlo, l’associazione terrà attivi i propri servizi.
Cure mediche. Medicina Solidale ha raggruppato una serie di specialisti che mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie conoscenze per offrire gratuitamente visite mediche in varie specialità, dalla dermatologia alla pediatria, fino alla ginecologia. E altre ancora. Una porta aperta a persone che non hanno i documenti, soldi o le capacità per organizzarsi un check up medico. Quando non sono le persone ad andare dai medici, sono i medici ad andare da chi ha bisogno di cure grazie all’unità mobile. Leonardo Russo è un medico in pensione che riceve i pazienti tre volte a settimana nell’ambulatorio di Torrenova: “Faccio volontariato per un richiamo dell’anima – dice -. Cerco di mettere a disposizione dei più bisognosi le mie capacità lavorative. Seguo bambini che non riescono ad avere un servizio medico. Mi occupo dei casi acuti e accompagno anche le famiglie a fare bilanci di salute, unendo educazione e prevenzione”. Per lui, il Giubileo è un momento importante di incontro: “Stiamo sperimentando la preghiera insieme, momenti di riflessione e scambio di riflessioni su temi che interrogano la nostra vita”.
Sostegno alimentare. Uscendo dalla fermata di Torre Gaia, basta attraversare un sottopasso e ci si trova nei pressi di una casa che è diventata riferimento per le persone che vivono un momento di difficoltà economica. Per loro Medicina Solidale mette a disposizione, una volta al mese, un pacco con diversi alimenti, grazie al Banco Alimentare alle donazioni dei benefattori. A coordinare il team di volontari è Fotini: “Vengono qui da noi giovani con bambini, italiani e non, ma soprattutto tante persone anziane. Negli ultimi due anni abbiamo registrato un boom di persone che hanno bisogno di un aiuto – dice-. Ci sono anche famiglie dove spesso lavora solo un coniuge che fatica a pagare le utenze. Fare questo servizio mi dona una gioia immensa. Vedere la gente che si rasserena mi fa enorme piacere”. I volontari, invece, sono persone che desiderano dare una mano. Tra loro, c’è anche chi viene aiutato e quando può si mette a disposizione per aiutare e sostenere la distribuzione. È il caso di Asana, poco più di 40 anni, arrivato in Italia dalla Guinea, attraversando mare e deserto. Di professione fornaio, ma fermo per un problema fisico. “Prima venivo a prendere il pacco anche io, adesso vengo a dare una mano. Ho sofferto e vedendo chi soffre il mio cuore comincia a piangere. Così voglio fare qualcosa per loro”.

Giubileo e riqualificazione urbana. Raffigura l’estate il mosaico che sarà inaugurato nella fermata metro di Torre Angela. Lo stanno realizzando, spinti dal Giubileo, minori autori di reato, grazie alla collaborazione con l’associazione Fonte d’Ismaele. L’inaugurazione è prevista per il 9 aprile. Con il Cento Aletti sono stati avviati dei laboratori di mosaico che hanno già dato un primo frutto, cioè il mosaico installato nel sottopasso vicino alla metro di Torre Gaia, che raffigura il quartiere di Tor Bella Monaca visto con gli occhi dei più piccoli. “È un intervento di rigenerazione urbana ma anche una forma di cittadinanza attiva – spiega Ercoli -. Perché hanno lavorato assieme bambini di 40 nazionalità diverse. E pure chi cittadino italiano non lo è”.

