Povertà educativa: 50 milioni di euro per 15 aree strategiche in zone a rischio. Rossi-Doria: “Applicazione innovativa del principio di sussidiarietà”

“Governo, fondazioni, Terzo Settore, civismo educativo, comuni, regioni, scuole si alleano e si mobilitano a favore di tanti bambini e bambine, adolescenti, giovani e famiglie che vivono in aree di inaccettabile esclusione e disagio. Per la prima volta le comunità educanti saranno coinvolte nella sperimentazione di aree di educazione che tutti riconosciamo essere prioritaria”, spiega il presidente di Con i Bambini

(Foto ANSA/SIR)

Prende il via l’iniziativa promossa dal Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile che destinerà 50 milioni di euro per creare e sostenere le prime 15 aree socioeducative strategiche nelle zone d’Italia a più alta vulnerabilità sociale, con l’obiettivo di creare un modello replicabile, con azioni di sistema possibili grazie all’alleanza virtuosa tra pubblico, privato e privato-sociale. “L’impegno è far sì che gli interventi promossi a seguito di questo bando diventino delle esperienze stabili all’interno del sistema pubblico, veri e propri modelli a cui far riferimento per le azioni volte al contrasto della povertà educativa, sociale e relazionale di bambini e bambine nei territori più a rischio”, ha detto, nei giorni scorsi, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, che ha presieduto la riunione del Comitato di Indirizzo strategico del Fondo, insediato alla Presidenza del Consiglio. Si lavorerà per la realizzazione di centri territoriali rivolti ai bambini di età compresa tra 3 e 14 anni e alle loro famiglie per il supporto e il sostegno socioeducativo extrascolastico. Per dare ai bambini anche l’accesso a opportunità culturali, artistiche e sportive. Interventi a sostegno dei genitori particolarmente fragili, favorire il protagonismo giovanile attraverso la realizzazione di spazi di aggregazione e l’educativa di strada. Contribuire a una progettazione integrata per favorire il reinserimento sociale e dare la possibilità di creare servizi di ascolto psico-pedagogici rivolti a preadolescenti e adolescenti, da realizzare nelle scuole, biblioteche, presso centri sportivi o parrocchiali. Iniziative di rigenerazione urbana con finalità di progettare e costruire nuovi spazi di convivenza. “Le regioni interessate all’iniziativa saranno Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna. Ciascuna realtà avrà a disposizione una somma pari a 3,3 milioni di euro per progetti che avranno una durata triennale”, ha annunciato Bellucci. A diffondere il bando a evidenza pubblica sarà l’impresa sociale Con i Bambini, soggetto attuatore del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Ci parla del progetto Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini.

(Foto: “Con i Bambini”)

Quali sono le specificità di questo progetto?

L’iniziativa promossa dal Fondo per il contrasto della povertà educativa rappresenta, innanzitutto, un’applicazione innovativa del principio di sussidiarietà. Governo, fondazioni, Terzo Settore, civismo educativo, comuni, regioni, scuole si alleano e si mobilitano a favore di tanti bambini e bambine, adolescenti, giovani e famiglie che vivono in aree di inaccettabile esclusione e disagio. Per la prima volta le comunità educanti saranno coinvolte nella sperimentazione di aree di educazione che tutti riconosciamo essere prioritaria. Ed è la prima volta che è esplicitata una forte sinergia con i comuni, in una partita molto simile a quella del bando che è stato emanato il 21 marzo dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali (DesTEENazione – Desideri in azione, ndr) per implementare i servizi in particolare per l’adolescenza. C’è una consonanza e c’è una spinta da parte del ministero a favorire una forte presenza del comune che fa parte della regia territoriale insieme agli enti del Terzo Settore: in ogni territorio che poi sarà scelto ci sarà una sorta di diarchia che governerà il processo di attivazione e questo rafforzerà il legame tra azione del Terzo Settore e azione istituzionale.

Ci sono altri elementi di novità?

Un’altra novità – anche se non è assoluta, già è stato così per alcune iniziative, per esempio i minori afghani, per le aree terremotate del Centro Italia oppure per le aree alluvionate della Romagna – sta nel fatto che, sulla base di parametri che ci vengono da una serie di fonti, abbiamo individuato a monte le aree a cui è riservata la possibilità di accedere all’avviso pubblico. Anche a livello europeo si discute del superamento dei bandi sulla base del principio di concorde adesione: individui un problema, l’area dove si condensa questo problema e chiami a raccolta tutti quelli che lavorano in quell’area, o altri che si propongono di farlo conoscendo le modalità di intervento in aree di questo tipo. In pratica, non metti in concorrenza tra di loro le persone di quell’area ma al contrario le inviti a riunirsi con la garanzia del comune e della regia tra Terzo Settore e comune. Sarebbe paradossale – sapendo sulla base di dati riconosciuti che si tratta di un’area di straordinaria difficoltà, dove insistono povertà di vario tipo, esclusioni multidimensionali, criminalità organizzata – mettere le forze presenti sul territorio a concorrere le une contro le altre. Noi favoriremo un processo di coalizione, di alleanza all’interno delle aree individuate. Bisogna, quindi, individuare un partner che sia capofila credibile, avendo la capacità di garantire un partenariato, mediazione, leadership, i rapporti istituzionali con il comune. Questo sarà un lavoro impegnativo, ma porterà come risultato che in quell’area saranno tutti mobilitati: dalla stazione dei carabinieri al comune stesso, a tutte le agenzie, alle parrocchie, ai centri sportivi;

la coalizione si farà comunità educativa a tutto tondo, a 360°.

Secondo le teorie dell’empowerment, il quartiere tutto si attiverà spinto da questo finanziamento straordinario per operare non per pochi mesi ma almeno per 3 anni, forse anche di più e con una prospettiva, essendo state attivate le regioni, che poi si possa stabilizzare questo intervento e quindi che il modello possa continuare anche oltre il tempo già significativo della sperimentazione.

Come valuterete l’impatto del progetto? E poi come si procederà?

Con i Bambini dalla sua origine, nel 2016 – ma in Italia continua ad essere un’innovazione – coinvolge un ente valutatore che partecipa a tutte le fasi di allestimento del cantiere socioeducativo, ma al contempo è un ente terzo che raccoglie la documentazione, fa il monitoraggio e poi procede – nella propria indipendenza – alla valutazione di impatto per capire quali sono veramente risultati del progetto. Anche per individuare gli enti valutatori ci sarà un bando. Poi pubblicheremo l’avviso pubblico rivolto ai territori che si dovranno candidare e questo ci consentirà di poter valutare la progettazione molto dettagliata e minuziosa che presenteranno i partecipanti all’avviso e anche di integrarla, intervenendo non in negativo e in modo escludente ma in positivo e in maniera arricchente. Questa è una metodologia anch’essa che noi abbiamo adottato e ci consente di avere un approccio antiburocratico. Poi i progetti dovranno essere approvati dal Consiglio di amministrazione di Con i Bambini. Le iniziative dovranno essere promosse da partenariati composti da organizzazioni di Terzo Settore insieme con gli Ambiti territoriali sociali e in alleanza con le autonomie scolastiche, altri enti pubblici e privati capaci di integrarsi con il sistema locale dei servizi sociali, ottimizzando tutti i fondi già impegnati ed evitando sovrapposizioni e sprechi. Contemporaneamente l’ente valutatore raccoglie i dati già dall’avvio di tutto il processo e per cui sapremo cosa è successo alla gente di quel quartiere grazie al progetto.

Le aree di intervento sono già state individuate?

No, ma abbiamo individuato le 11 regioni con il maggior numero di aree che hanno le caratteristiche di rischio, benché tutta l’Italia ne abbia, per ora abbiamo i primi 50 milioni, con i quali faremo un intervento intensivo in alcune aree. Poi nessuno esclude di poter fare una seconda tranche del progetto. La scelta delle aree, comunque, sarà effettuata dal Comitato di Indirizzo strategico del Fondo, sulla base del documento tecnico recante indirizzi per la realizzazione di interventi a contrasto della povertà educativa, sociale e relazionale di bambini e bambine nei territori caratterizzati da maggiore vulnerabilità e su proposta del soggetto attuatore Con i Bambini, tenendo conto dei dati sulla povertà economica ed educativa, nonché delle indicazioni acquisite presso regioni e comuni per il tramite della Rete della protezione e dell’inclusione sociale. All’inizio del 2025 ci sarà la definizione puntuale delle aree. Un altro lavoro da organizzare è una regia nazionale molto ben integrata e la co-costruzione territorio per territorio delle regie di quartiere. Certamente, non saranno erogati contributi a pioggia.

Che tipo di interventi sono previsti?

Metteremo a punto pratiche che conosciamo, di cui sappiamo i punti di forza e le debolezze. Gli interventi continuativi e in futuro sostenibili e replicabili altrove che saranno sostenuti hanno come obiettivi il potenziamento delle cure genitoriali e del saper educare da parte dei genitori, dei nuclei familiari e della intera comunità adulta. Un impegno che prosegue con il sostegno educativo durante i primi anni di vita, da zero a sei anni, e l’azione intensiva per assicurare l’apprendimento in alleanza con scuola e formazione professionale, ma anche l’allestimento di luoghi di qualità dedicati a iniziative di aggregazione, di ascolto e sostegno socioeducativo, di promozione dello sport e della cultura, con una forte attenzione ai temi della prevenzione e del contrasto delle dipendenze, della violenza e della criminalità. È un impegno straordinario che dovrà coinvolgere le esperienze più mature di “comunità educanti” italiane per gemmarne di nuove.

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