La “democrazia utile” fra Strasburgo e Bruxelles

Cosa fa l'Unione europea per i suoi 440 milioni di cittadini? Le competenze delle istituzioni comunitarie sono regolate dai Trattati, ma basta uno sguardo alle attività di questa settimana svolte da Parlamento, Consiglio e Commissione per rendersene conto. E per meglio giudicare e votare il prossimo 8-9 giugno

Foto Calvarese/SIR

Cosa fa per me l’Unione europea? Quali vantaggi mi porta? E, in fin dei conti, ne vale la pena? Sono domande che ritornano spesso quando si parla di Ue. Specialmente in epoca di populismi e nazionalismi si tende a mettere in discussione la stessa esistenza dell’Unione, benché dopo la Brexit, coi suoi nefasti esiti per i cittadini britannici, nessuno parla più di Grexit, Polexit e neppure di Italexit.
La domanda resta comunque interessante. Di quali settori della vita si occupano le istituzioni di Bruxelles e Strasburgo? Quali risultati raggiungono affinché si possa parlare di “democrazia utile”?
Senza scomodare i Trattati o le riunioni dei 27 capi di Stato e di governo, basterebbe scorrere l’elenco dei temi trattati, delle decisioni assunte e delle normative votate questa settimana dal Parlamento europeo per rendersi conto che ampia parte della vita quotidiana oggi è regolata da normative comunitarie che diventano poi leggi anche per il nostro Paese. Così come prevedono proprio i Trattati cui l’Italia ha (liberamente) aderito.
Dalla plenaria dell’Europarlamento (11-14 marzo) è emersa, ad esempio, la prima normativa mondiale che regola gli utilizzi e le ricadute dell’Intelligenza artificiale. Una legge ambiziosa, forse non certo “perfetta”, ma che ha richiesto mesi di incubazione e che viene letta nel resto del mondo come un primo approccio realistico all’Ia. Ugualmente è stata varata dall’Assemblea Ue la legge quadro sulle cosiddette “case green”, riguardante le performance energetiche degli edifici pubblici e privati. In ambito ambientale ecco le norme “Euro 7” sugli scarichi dei veicoli stradali e la legislazione sulle emissioni inquinanti industriali e dei grandi allevamenti di suini e polli. Gli eurodeputati hanno affrontato, inoltre, alcune regole essenziali per garantire la libertà di stampa e la sicurezza dei giornalisti.
Ancora. Dalla plenaria sono passate le linee per far fronte alle ingerenze straniere sulla democrazia europea, comprese quelle provenienti dalla Russia; la sicurezza dei giocattoli per la tutela dei bambini; la riduzione dei rifiuti. Il Parlamento si è occupato dei diritti delle donne e la parità di genere (anche se una parte dei deputati ritiene che, in questo ambito, il “diritto all’aborto” debba essere riconosciuto nella Carta europea dei diritti fondamentali).
Ma non c’è solo il Parlamento. Il Consiglio europeo (summit dei 27 leader), che si ritrova il 21 e il 22 marzo a Bruxelles, affronta la sicurezza e gli aiuti all’Ucraina, la situazione degli agricoltori europei, il futuro allargamento dell’Ue ai Balcani.Dal canto suo la Commissione ha messo in piedi il “corridoio umanitario marittimo” per andare incontro alla tragica situazione dei palestinesi nella Striscia di Gaza, ha materializzato una normativa a tutela dei rider (lavoratori delle piattaforme), ha avanzato una proposta per prevenire e affrontare i rischi climatici.
Gli argomenti, come si vede, non mancano. Talvolta occorrerebbe avere – da parte dei cittadini – adeguate fonti di informazione e la volontà di conoscere ciò che effettivamente fa, oppure non fa, l’Ue per i suoi 440 milioni di cittadini. Ciò anche in vista delle elezioni per il rinnovo dell’Europarlamento che l’8 e 9 giugno chiameranno i cittadini a decidere del futuro dell’Unione. E, ovviamente, anche del loro futuro.

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