Argentina: mons. Ojea (Cea), “sei sfide per la nostra Chiesa nei prossimi anni. Prima attività missionaria è ascoltare” Il presidente della Conferenza episcopale argentina (Cea) e vescovo di San Isidro, mons. Oscar Vicente Ojea, dopo la sua rielezione al vertice dell’episcopato, ha delineato sei sfide che attendono la Chiesa in Argentina per i prossimi anni, distribuite in tre video curati dall'Ufficio comunicazione e stampa della Conferenza episcopale argentina. Questi i sei ambiti: la sfida missionaria individuata da Papa Francesco in Evangelii Gaudium; il Sinodo convocato dal Papa; l’accompagnamento del magistero sociale della Chiesa; la difesa della vita; gli abusi nella Chiesa; l’ideologia di genere. Nel primo video, mons. Ojea ha parlato delle prime due sfide che la Chiesa argentina dovrà affrontare nei prossimi anni. “La prima sfida - ha spiegato - è missionaria ed è lanciata dal Papa nell'Evangelii gaudium, che è una lettera programmatica”. Prosegue il presidente della Cea: “Il contesto immediato della pandemia ha lasciato tracce profonde di rabbia, tristezza, delusione e paura. Tutte queste schegge lasciate dalla pandemia non possono essere adeguatamente valutate a causa della vicinanza nel tempo. L’uscita missionaria dalla nostra Chiesa affronta questa realtà e in questo contesto”. La prima attività missionaria è ascoltare: “Ogni missione inizia con l'ascolto di coloro con i quali mi collegherò. Insieme a tutto il popolo di Dio che evangelizza, dobbiamo realizzare questa profonda conversione pastorale e missionaria alla quale siamo debitori”. Da ciò il vescovo ha presentato la seconda sfida: il Sinodo, ora nella sua fase diocesana. Spiega mons. Ojea: “Il popolo evangelizza il popolo, siamo tutti figli, tutti fratelli, tutti unti e tutti inviati. ‘Non bisogna fare un’altra Chiesa ma renderla diversa’, dice il Papa, citando Congar”. Riguardo al Sinodo, mons. Ojea ha aggiunto: “La Chiesa esce in ascolto in un mondo di sordi, in cui ogni gruppo ascolta il proprio discorso. Di fronte alla proposta del Sinodo, sono diverse le reazioni e i timori. Da questa carica di presidente della Cea, che sto occupando in questi anni, ho visto chiaramente settori di una mentalità secolarizzata, molto radicata in alcuni media, che non esitano a usare disinformazione, calunnia e diffamazione per attaccare la Chiesa cercando di espellerla dallo spazio pubblico”. Il presule ha infine avvertito che “c'è un fondamentalismo religioso che non rispetta la libertà degli altri e alimenta forme di intolleranza e violenza di sostegno a una Chiesa che impone il potere”.Redazione