Papa ad Atene: arcivescovo ortodosso Ieronymos II sull’emergenza migranti, “non sono più sufficienti le belle parole” “Non sono più sufficienti le belle parole”. E’ il “grido” pronunciato da Sua Beatitudine Ieronymos II, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, accogliendo Papa Francesco nella Sala del Trono dell’Arcivescovado Ortodosso di Grecia ad Atene. L’arcivescovo ortodosso che cinque anni fa, insieme al Papa e al Patriarca Bartolomeo si è recato a Lesbo per incontrare i migranti bloccati sull’isola, ha dedicato parte del suo discorso alla emergenza migrazione. “Se la comunità globale, i leader degli Stati potenti e le organizzazioni internazionali non prendono decisioni davvero forti, la presenza costantemente minacciata di rifugiati – donne e bambini – senza protezione aumenterà costantemente e globalmente. Gli elementari diritti all’istruzione, alla libertà religiosa e all’eguaglianza continueranno a essere minacciati. Insieme dovremo smuovere le montagne, i muri e l’intransigenza dei potenti della terra”. L’arcivescovo esprime grande preoccupazione: “I nostri fratelli in Afghanistan non possono continuare a subire tanta sofferenza. È triste, ma saranno costretti a lasciare il loro Paese solo per essere strumentalizzati da altri Paesi, una pratica sistematicamente applicata dal nostro stesso vicino, la Turchia. Costretti a cercare porti sicuri, è facile che siano coinvolti in conflitti politici o religiosi. Per questo è nostro dovere fermare il flusso migratorio prima ancora che si metta in moto, e cioè adesso! Siamo ormai fuori tempo massimo! Abbiamo questo dovere nei confronti dei nostri figli e delle generazioni future. Inoltre, la questione dei rifugiati è complessa. A parte le disuguaglianze finanziarie, sociali e politiche ci sono anche implicazioni ontologiche. E questo viene dalla disuguaglianza sperimentata quando chiunque sia diverso non si trovi all’interno di una relazione. Questo ci riguarda in maniera particolare come cristiani e come teologi”.M. Chiara Biagioni