Diocesi: Caritas Lamezia Terme, ieri la visita al campo rom di Scordovillo "come segno di vicinanza" Solidarietà, ma anche vicinanza ed ascolto. Questi i punti centrali della visita fatta ieri mattina dalla Caritas della diocesi di Lamezia Terme al campo rom di Scordovillo: per l'occasione il direttore, don Fabio Stanizzo, e gli operatori del Centro di ascolto diocesano sono stati accompagnati da don Gianni De Ronchi della parrocchia di San Giovanni Calabria e da volontari della stessa parrocchia. “La visita – ha dichiarato don Fabio Stanizzo - vuole essere un importante segno di vicinanza a chi tra i rom si sforza per vivere onestamente e a una fascia di popolazione vulnerabile sia perché appartiene a una minoranza etnica non tutelata, sia perché il peso del pregiudizio resta forte, nonostante gli sforzi evidenti”. “La Caritas diocesana, ormai da anni, è vicina alla popolazione rom di Lamezia Terme sia con attività rivolte ai bambini per avviare processi di integrazione e socializzazione sia con laboratori rivolti alle giovani mamme, che purtroppo hanno un basso livello di scolarizzazione, per accompagnarle e sostenerle nella loro crescita personale”, si legge in una nota diffusa oggi. Il Centro d’ascolto diocesano, infatti, accompagna e sostiene molte famiglie nel loro cammino di integrazione sociale, “promuovendo un lavoro di rete con i servizi territoriali e avviando percorsi di consapevolezza dei propri diritti e dei propri doveri”. Questo anche se, purtroppo, come sottolineano dallo stesso Centro, “il contesto territoriale in cui si opera non è dei più semplici e molti cittadini rom onesti rischiano di essere vittime di chi, tra loro stessi, è vittima e complice del malaffare”. Nel corso della visita, alla quale non ha fatto mancare il suo sostegno spirituale il vescovo, mons. Giuseppe Schillaci, che non ha potuto essere presente perché attualmente è fuori Lamezia, vi sono stati momenti di preghiera comune, ma anche momenti di confronto nel corso dei quali sono stati tanti i temi affrontati: dalla questione dei fumi tossici che spesso si alzano dal campo, facendo notare la gravità e la pericolosità anche per la salute degli stessi rom, alle esigenze di questi ultimi che non hanno mancato di esprimere il disagio di vivere in condizioni di forte degrado sociale ed ecologico. “La ‘Casa comune dell’umanità’ – hanno evidenziato gli operatori della Caritas -, la nostra madre terra, ha bisogno di essere curata attraverso una ‘ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali’ e la Caritas diocesana e la parrocchia, in un periodo storico caratterizzato da forti tensioni sociali, incarnano chiaramente la dimensione umana e sociale del concetto di ‘ecologia integrale’ espresso nell’enciclica Laudato si’”.Gigliola Alfaro