Pakistan: 10 anni da omicidio Shahbaz Bhatti. Il fratello Paul, "i frutti del suo sacrificio" “Sapeva di correre dei pericoli, io gli dicevo di evitare i rischi ma non mi ascoltava. Mio fratello era molto determinato e testardo. Quando aveva in mente qualcosa era difficile fargli cambiare idea. Questo lo ha portato fino alla morte e questo ci fa stare male. Ma dall’altro lato ci fa capire come la sua fede l’abbia portato ad essere un esempio, attraverso quella che chiamava la sua ‘Via Crucis’”.  A parlare al Sir, a 10 anni dall'omicidio del fratello Shahbaz Bhatti, ministro per le Minoranze religiose, è oggi il fratello maggiore Paul Bhatti, medico specializzato in chirurgia pediatrica. Vive tra Treviso e Islamabad, dove qualche anno fa ha ricoperto la medesima carica governativa. Oggi Paul Bhatti è presidente di All Pakistan Minorities, organizzazione per la difesa e la promozione dei diritti delle minoranze. Anche la sua vita è stata stravolta dopo l’assassinio del fratello: prima lavorava in ospedale, ora è medico di base e porta avanti a suo nome la stessa causa, anche a livello internazionale. “Shahbaz combatteva contro ogni tipo di ingiustizia sociale e lottava contro l’estremismo, il terrorismo e l’integralismo – afferma Bhatti -. Aveva fatto riforme e cambiamenti di legge che hanno dato grandi frutti per l’integrazione delle persone emarginate”. Ad esempio era riuscito a far introdurre una quota del 5% da riservare alle minoranze nel mondo del lavoro, nei concorsi pubblici e nelle scuole: “Questo ha cambiato molto la vita delle persone. Inoltre il Senato pakistano prima era chiuso alle minoranze, lui ha fatto la riforma e ora ci sono anche rappresentanti di altre religioni”. Shahbaz è stato anche “il primo a promuovere il dialogo tra le religioni”. Per cui, a distanza di dieci anni, anche se nel Paese asiatico ci sono ancora tanti problemi politici, instabilità e povertà, “c’è maggiore sensibilità nei confronti del dialogo interreligioso, sono nate centinaia di organizzazioni”. È stata istituita anche una festività apposita l’11 agosto, il “Minorities day”, per ricordare che sono parte integrante del Paese. “Guardo con orgoglio e soddisfazione alle tantissime persone emarginate che siamo riusciti ad integrare nella società – sottolinea -. Tanti ora vedono riconosciuti i loro diritti”. Anche se i tempi saranno lunghi continua a sognare anche lui “una società più pacifica e armonica. Il suo sacrificio ha portato molto frutto". Patrizia Caiffa