Epifania: mons. Nolè (Cosenza), "siamo chiamati a compiere un servizio di luce nelle tenebre del dubbio" "Nei doni dei magi è prefigurato il momento della morte e della risurrezione di Cristo: offrono oro e incenso come riconoscimento della regalità, ma poi offrono anche mirra, utile ad ungere il corpo prima della sepoltura". Ma "la luce è la risurrezione, non è la morte e la sepoltura, perché tutto converge verso la risurrezione di Cristo". Le parole di mons. Francesco Nolè, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, pronunciate ieri mattina in cattedrale, richiamano i misteri della fede manifestati nella solennità dell'Epifania. "Il nostro cammino di fede il Signore ce lo ha illuminato con una stella; e la stella conduce alla meta desiderata, cioè a Cristo - ha detto il presule cosentino -. La luce è lo Spirito Santo che deve guidare i nostri cuori, ma Gesù ha detto che noi stessi siamo luce. Per questo anche noi siamo chiamati a compiere un servizio di luce nelle tenebre del dubbio, del consumismo, del nichilismo, dove tutto viene negato e tutto accettato". La luce "ci aiuta a discernere il bene dal male", ha osservato l'arcivescovo, per questo "dalla festa della manifestazione di Gesù al mondo intero impariamo a non nascondere la nostra fede, perché, se anche fosse piccola, è capace di illuminare". Infatti, "non dobbiamo fare cose grandi, bastano quelle piccole, a partire da una luce interiore che non viene disturbata dal chiasso interno, la luce che viene dalla lettura della Parola di Dio, dalla frequenza dei nostri fratelli, da un abbraccio".Fabio Mandato