Fratelli tutti: Buonomo, serve “organizzazione mondiale più efficiente” “Far crescere non solo una spiritualità della fraternità, ma un’organizzazione mondiale più efficiente”. È questo uno degli obiettivi della terza enciclica del Papa, secondo la lettura che ne ha fatto il rettore della Pontificia Università Lateranense, Vincenzo Buonomo, intervenendo al seminario su “Fratelli tutti: un’enciclica oltre la crisi”, svoltasi on line per iniziativa della Pontificia Università Lateranense, in collaborazione con la Rappresentanza Pontificia presso Fao, Ifad e Pam e il Forum Roma delle Ong di ispirazione cattolica. Nel documento pontificio, per Buonomo, si affronta la questione del “potere internazionale visto nella relazione e contrapposizione tra unità e frammentazione”, che riguarda almeno tre categorie di soggetti: gli Stati, le organismi internazionali e le organizzazioni della società civile. Bergoglio, inoltre, tratta la questione dell’"autorità mondiale, ma non intesa come qualcuno che comanda – ha precisato Buonomo – bensì come qualcosa, come una governance dei processi, una struttura legata alla solidarietà che collabori dal basso ad affrontare problemi che sono comuni”, in continuità con la Dottrina sociale della Chiesa. “Le istituzioni internazionali, a cominciare dall’Onu, hanno bisogno di una riforma”, la tesi del Papa richiamata dal rettore, a partire dalla consapevolezza che “le riforme sono già avvenute, e non perché votate da un consesso di Stati all’interno gli organismi internazionali, ma perché ci si è accorti che è cambiato paradigma”. Di qui la necessità “non più di fronteggiare, ma di preparare un progetto in grado di rispondere a ciò che viene dopo, altrimenti il rischio è che avremo più vittime di quelle pandemia”. Grazie alla “partecipazione di organizzazioni minori alla governance sul piano mondiale”, la proposta di Francesco ricordata da Buonomo, “il potere internazionale diventa una cosa diversa da quella a cui siamo abituati”, perché implica che “i problemi che vanno affrontati sul piano internazionale devono riguardare anche i piccoli gruppi, in termini di giustizia sostanziale”. In questa prospettiva, l’ordinamento giuridico mondiale “non ha più necessità solo di regole comuni, ma che queste siano efficienti ed efficaci rispetto alle situazioni di oggi”. “L’elemento in più è la responsabilità individuale e la capacità di sentirsi fratelli, cioè di far propri i bisogni degli altri”, ha concluso Buonomo, attraverso “una reciprocità di rapporti che superi l’isolamento e coinvolga gli Stati, i singoli e gli organismi internazionali. Altrimenti si rischia di rimanere all’intervento legato all’emergenza”.M.Michela Nicolais