Missioni: in “Mite è la forza” la storia di Celestina Bottego, fondatrice delle Saveriane “La vita di Celestina Bottego non ha comportato fatti straordinari, ma si è svolta nella quotidianità degli incontri, dell’impegno lavorativo e apostolico, della ricerca a volte faticosa della volontà del Signore, con momenti di oscurità che ella ha saputo attraversare tenendo viva la fede”. Lo scrive Giordana Bertacchini, direttrice generale delle Missionarie di Maria-Saveriane, nell’introduzione di “Mite è la forza” di Rita Torti (Emi, 2020), volume realizzato nel 40° anniversario della morte della fondatrice della loro Congregazione. Celestina Bottego - dichiarata venerabile nel 2013 - all’età di 50 anni, sul finire della Seconda guerra mondiale e dopo non poche resistenze, insieme al saveriano Giacomo Spagnolo dà avvio a Parma al ramo femminile dell’Istituto missionario fondato nel 1895 da san Guido Maria Conforti. L’autrice colloca la storia di madre Bottego nel contesto sociale ed ecclesiale del tempo e la intreccia con la voce di numerose persone che con lei condivisero brevi o lunghi tratti di strada. Emergono così i modi “ordinariamente straordinari” con cui la “Sjorén’na” di San Lazzaro Parmense, insegnante di inglese, interpretò l’impegno di formazione, apostolato e carità tipici del laicato di Azione cattolica dei primi decenni del Novecento e della spiritualità dell’abate benedettino Emanuele Caronti. Torti, grazie anche al vastissimo epistolario, mette poi in luce gli snodi fondamentali della seconda fase della vita di madre Bottego: i rapporti con le “figlie” e quelli - strettissimi ma non semplici - con padre Spagnolo, l’avvio delle missioni, fino al momento della rinuncia a essere direttrice della Congregazione che aveva fondato. La prefazione del libro è di Matteo Truffelli, presidente nazionale di Azione Cattolica, che come lui stesso scrive è nato a Parma e vive proprio in quello che oggi è il quartiere San Lazzaro.Matteo Billi