Diocesi: mons. Palmieri (Ascoli Piceno), "la Speranza è una fiamma da tenere sempre accesa ogni giorno della vita" "È relativamente recente la devozione che ci consegna il Patrono come protettore contro terremoto: dal 1703, anno in cui in un terribile terremoto devastò in centro Italia e risparmiò Ascoli. Molto più antica e originaria è la tradizione di Emidio come evangelizzatore dei Piceni: lungo i secoli egli è stato venerato dal popolo ascolano prima di tutto perché, insieme ai compagni con cui è stato martirizzato, ci ha portato il dono del Vangelo, cioè della fede e del battesimo". Lo sottolinea l'arcivescovo di Ascoli Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, nel messaggio per la festa di Sant'Emidio, patrono della diocesi (5 agosto). "Stiamo vivendo uno paradossale contrasto: proprio l’anno giubilare 2025, che Papa Francesco ha dedicato alla Speranza, è profondamente segnato da eventi internazionali che alimentano la disillusione, la paura e la sfiducia. Ci sembra di essere piombati in pochi mesi in un 'altro mondo', diverso da quello di prima, un mondo in cui le istituzioni internazionali non hanno nessun potere di mediazione, i piani per la salvaguardia del pianeta non decollano dalla fase di stallo in cui sono caduti, il turbinio degli eventi bellici ci spingono nella direzione di una nuova economia di guerra (i dazi commerciali imposti dagli Usa, la spesa per la difesa militare…)", evidenzia il presule, per il quale, in questo contesto, "il Giubileo della Speranza, con il suo significato sociale di anno della remissione dei debiti, della liberazione degli schiavi e del riposo della terra, sembra finire nel vuoto". Invece, afferma, "credo che Papa Francesco abbia avuto un’intuizione profetica e provvidenziale quando ha indetto il Giubileo della Speranza. Come ho scritto nella lettera inviata all’inizio di quest’anno giubilare, al fondo del nostro cuore, più profondamente di ogni paura o di ogni altro sentimento negativo, c’è una fiducia basilare nella Vita: la Speranza; senza di lei non si potrebbe neppure cominciare a muovere i primi passi nell’esistenza". "Questa fiducia è dentro di noi fin da quando siamo al mondo - aggiunge l'arcivescovo -. È il segno della presenza di Dio nell’uomo, dello Spirito Santo che abita il mondo interiore di ciascun essere umano. È la nostra anima, il motore profondo della nostra esistenza. Noi siamo fatti ad immagine e somiglianza del Signore Risorto, per cui dentro di noi c’è un insopprimibile spinta alla vita. È quella che ci fa ripartire dopo ogni devastazione della guerra o del terremoto e che ci spinge a cercarci, a solidarizzare, ad aver cura gli uni degli altri, a compatire le ferite di tutti". Per il presule, "la Speranza è una fiamma da tenere sempre accesa ogni giorno della vita, anche quando le difficoltà si fanno pesanti e il mondo sembra diventato buio. Il Giubileo che stiamo vivendo ci vuole aiutare a riscoprire questo anelito di luce; ma soprattutto la buona notizia che Emidio è venuto a portare tanti secoli fa (una buona notizia importante anche oggi) è che questa fiamma arde dentro di noi perché Dio l’ha accesa per sempre. Basta solo riscoprirla e riattivarla". Mons. Palmieri conclude ricordando che "Emidio non ha avuto paura della morte perché aveva nel petto questa fiamma-speranza, per cui ha trasformato la sua morte in martirio, cioè in testimonianza di fede nella potenza di vita del Crocifisso Risorto".Gigliola Alfaro