Leone XIV. Suor Fulvia Sieni: "Sarà un artigiano di pace" Lo conosciamo da tanti anni, lo conosciamo bene. È un nostro fratello. Sono troppo contenta per parlare”. Così, a pochi minuti dall’annuncio dell’elezione di Papa Leone XIV, suor Fulvia Sieni, monaca agostiniana di clausura e badessa dei Santi Quattro Coronati, aveva espresso al Sir la sua gioia per la scelta di Robert Francis Prevost come successore di Pietro. Oggi, 18 maggio, nel giorno della Messa di inizio pontificato, suor Fulvia torna a riflettere su questo passaggio storico. Il suo legame con il nuovo Papa è profondo: da padre generale dell’Ordine agostiniano, Prevost ha presieduto la professione solenne di suor Sieni, segnando un momento decisivo nel suo cammino vocazionale. La religiosa affida al Santo Padre un augurio semplice e autentico: che possa vivere questo ministero con la stessa serietà, umiltà e passione che l’hanno sempre contraddistinto. E con lo sguardo della tradizione agostiniana, ricorda alla Chiesa il valore delle cose piccole, del lavoro silenzioso, della pace costruita nella fedeltà quotidiana. Madre, quali sono i suoi auguri per Papa Leone XIV in questo inizio di pontificato ora che il suo impegno diventa ancora più grande? E cosa si augura per la Chiesa? Quello che mi auguro coincide con quello che mi aspetto: che il Signore accompagni ogni passo di questo suo ministero. Gli auguro di viverlo con tutta la serenità possibile, con quella gioia che gli ho sempre visto nel volto, ma anche con molto, molto impegno e serietà. Credo che questo sarà per il bene di tutti, per il bene della Chiesa, perché si realizzi fino in fondo la sua vocazione, che mi sembra davvero speciale e importantissima. Mi auguro anche che conosca e ami profondamente la diocesi di Roma, la sua diocesi. Questo me lo auguro davvero: che la faccia diventare una parte viva e concreta del suo ministero come Vescovo di Roma. Ha avuto modo di incontrarlo in questi giorni? No, non lo abbiamo visto di persona. Seguiamo però tutto quello che accade attraverso i testi, i messaggi, i discorsi pubblici. L’elezione di Papa Leone XIV arriva in un momento molto delicato, con tanti conflitti e tensioni sociali in corso. Che cosa si aspetta dal suo pontificato di fronte a queste sfide? Credo che il dono del suo ministero corrisponda alla capacità di lavorare nel nascondimento e con responsabilità per operare come artigiano di pace. A volte, i gesti eclatanti servono meno di un lavoro fedele, costante, perseverante, come lui stesso l'ha definito. Penso che questo pontificato potrà incarnare proprio la logica del seme: piccolo, silenzioso, ma che porta in sé tutta la forza dell’albero. La dinamica del lievito nella pasta: le cose piccole, nelle mani di Dio, diventano grandi.Il Papa ha parlato subito della necessità di costruire ponti. Come interpreta questo invito? E che valore ha per la Chiesa di oggi? Sì, è essenziale. Ma costruire ponti significa anche percorrerli. Una volta edificati, vanno attraversati, raggiungendo l’altra sponda. E normalmente, nell’opera della pace, quell’altra sponda è la parte ostile, la parte nemica. Quindi il ponte va percorso davvero, per incontrare chi è distante. La Chiesa ha questa vocazione: favorire l’incontro, creare spazi dove le parti si possano riconoscere e parlare. È un lavoro delicato, serio, importante. Richiede ascolto profondo, quasi raccolto, più che gesti eclatanti. Abbiamo scoperto, anche negli ultimi anni, che le cose rumorose non sempre costruiscono. Il male fa spesso molto rumore; il bene, invece, ha una capacità più carsica di scorrere sotto gli eventi della storia, fertilizzando la terra in silenzio. Credo che questo pontificato potrà operare molto bene in questa direzione.Andrea Regimenti