Sinodo: padre Radcliffe, "spesso il clero si è rivelato il più sospettoso sul clero sinodale" “Condurre le pecore fuori da un ovile ecclesiastico stretto e introverso verso gli spazi aperti del mondo”. È questo, per padre Timothy Radcliffe, il compito dei sacerdoti: “Dalla sacrestia alla pubblica piazza”. “Tutti coloro che sono battezzati nella regalità di Cristo sono chiamati a essere pastori”, ha spiegato durante la meditazione tenuta durante le lodi del ritiro in preparazione della seconda sessione del Sinodo, in corso in Vaticano: “Pastori dei piccoli greggi delle nostre famiglie, degli alunni delle nostre scuole, dei nostri vicini di casa. Genitori, insegnanti, leader laici sono tutti chiamati a essere pastori che conoscono le loro pecore per nome e guadagnano la loro fiducia. Tutti abbiamo la straordinaria responsabilità di prenderci cura delle pecore del Signore. Ma Gesù dà a Pietro un ruolo specifico nella comunità come suo buon pastore. Gesù tuttavia conferisce a Pietro un ruolo specifico nella comunità, il ruolo di buon pastore”. “Eppure spesso si è rivelato essere il clero il più sospettoso del percorso sinodale e il più resistente ad esso”, la denuncia del religioso: “Questa è l’autorità gioiosa dei pastori. Siamo persone perdonate”. “L'Instrumentum Laboris afferma che spesso abbiamo richiesto che il Popolo di Dio sia responsabile nei confronti della gerarchia, ma anche la gerarchia deve essere responsabile nei confronti del popolo di Dio”, la tesi del domenicano, secondo il quale la vocazione del sacerdote è “la chiamata all'amicizia: amico di Dio, amicizia con i laici, amicizia con coloro che sono al limite, amicizia con altri sacerdoti nel presbiterio. Il popolo di Dio è veloce a perdonare tutto tranne l'ipocrisia. Donare la vita non significa donare la propria agenda. Non è fare tutto da soli. Donare la vita è un atto d’amore, non un lavoro senza fine. Amicizia significa imparare a stare con le persone e gioire della loro compagnia. Significa svago e risate condivise, come quando Gesù banchettava con le prostitute e i pubblicani”.M.Michela Nicolais