Governo: varato il "pacchetto primo maggio”. Ecco i punti principali Sgravio contributivo del 120% per incentivare le assunzioni; disposizioni per favorire l’avvio di nuove attività; riforma delle procedure per l’utilizzo dei fondi europei di coesione; bonus di 100 euro per famiglie con redditi bassi, che però verrà erogato a gennaio 2025 per problemi di copertura finanziaria. Sono questi i punti principali delle misure varate dal Consiglio dei ministri alla vigilia della festa dei lavoratori. Il “pacchetto primo maggio” si articola in un decreto legge in materia di politiche di coesione e in un decreto legislativo che attua una parte della legge delega fiscale. È in quest’ultimo provvedimento che è contenuto il bonus destinato ai lavoratori dipendenti con reddito complessivo non superiore a 28 mila euro e con coniuge e almeno un figlio a carico, oppure alle famiglie monogenitoriali con un unico figlio a carico. Una platea stimata intorno al milione di nuclei o poco più. Lo slittamento a gennaio (così che la misura è stata subito ribattezzata “bonus befana”) rispetto all’idea originaria è dovuto al fatto che per l’anno in corso non c’erano a bilancio risorse disponibili. Il governo, visto anche l’approssimarsi dell’appuntamento elettorale, ha voluto comunque annunciare fin d’ora la misura. Molto consistente è lo sgravio degli oneri contributivi previsto per favorire le assunzioni: vale per due anni ed è pari al 120%. Sale al 130% per giovani, donne e persone già destinatarie del reddito di cittadinanza. Servirà ancora un decreto interministeriale per definire le regole di applicazione, ma il governo assicura che la misura avrà effetto retroattivo e varrà per i contratti a partire dal primo gennaio di quest’anno. Sempre nella prospettiva del sostegno all’occupazione si collocano le disposizioni per l’avvio di nuove attività autonome, con regimi differenziati per il Sud e per il Centro-Nord, così come le azioni per riqualificare i lavoratori delle grandi imprese in crisi. Programmi che riguardano il lavoro e l’impresa sono compresi anche tra quelli finanziati con i fondi strutturali europei 2021-2027. Una posta di grande rilevanza (43 miliardi che arrivano fino a 75 con i co-finanziamenti nazionali) che il nostro Paese ha una cronica difficoltà a utilizzare: in tre anni l’Italia ha speso meno dell’1%. Il decreto si propone di sbloccare questa situazione, con nuove procedure e l’istituzione di una cabina di regia.Stefano De Martis