Scoutismo. Agesci, Ferrara e Marano (Capi Scout d'Italia): "Sempre dalla parte dei giovani e degli ultimi" L’alzabandiera con i Consiglieri generali più giovani e due squadriglie, una femminile e l’altra maschile dal Formia 1 e Perugia 7, gli sbandieratori del Clan del Roma 122, l’inno di Mameli per celebrare il giorno della Liberazione: si è aperto così, il 25 aprile (fino al 28) a Bracciano, il 50° Consiglio generale dell’Agesci (Associazione guide e scout cattolici italiani), il massimo organo deliberativo dell'associazione, alla presenza di circa 400 fra Consiglieri generali, Capo Guide e Capi Scout, Presidenti del Comitato nazionale e Assistenti ecclesiastici. Tema del Consiglio "Capi e ragazzi per un mondo migliore" con tanti temi da dibattere, tra questi l'educare alla vita cristiana; la partecipazione e contribuzione dei ragazzi e delle ragazze ai diversi livelli associativi; ‘l’immergersi’ nel Creato; l'impegno dell'Associazione in ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile. L’incontro di Bracciano, quest’anno, assume un rilievo ancor più significativo perché darà il via alle celebrazioni ufficiali per i 50 anni dell'associazione che nasce il 4 maggio 1974 durante un Consiglio generale congiunto Agi (Associazione guide italiane) e Asci (Associazione scout cattolici italiani) tenutosi a Roma che approvò la mozione di fusione delle due associazioni. Da quel giorno cominciò una nuova strada sulla quale oggi camminano oltre 150mila scout e guide, accompagnati da circa 30mila capi e seguiti da quasi 2mila assistenti ecclesiastici. Un’intuizione coraggiosa e “profetica” di quelle Capo e di quei Capi che hanno saputo guardare al futuro unendo i rispettivi patrimoni di storia e di educazione. Un’intuizione dal sapore anche di “scommessa” come poteva essere il parlare di coeducazione di ragazzi e ragazze, negli anni ’70, quando nelle scuole non esistevano ancora le classi miste. E sono proprio le parole “profezia e futuro” le due parole che per Daniela Ferrara e Fabrizio Marano, Capo Guida e Capo Scout d’Italia, riassumono al meglio questi 50 anni di strada percorsi dall’Agesci: “Profezia perché al momento dell’unificazione di Asci e Agi si decise di far crescere insieme ragazzi e ragazze, nel rispetto della propria identità e nell'arricchimento reciproco. Una scelta che riguardò anche i ‘ruoli di governo’, con l’introduzione della diarchia che prevede la presenza di una figura maschile e una femminile a capo delle varie unità. Superare i ruoli precostituiti fu una scelta molto forte a livello educativo, per quel tempo”. A distanza di 50 anni la decisione di ‘co-educare’ si è rivelata profetica e attuale, perché, affermano Ferrara e Marano, “crediamo che a livello educativo oggi ci sia tanta necessità di lavorare sull'identità di ciascuno di noi. L'associazione oggi ha questo compito, far sì che ognuno scopra, nella ricerca della propria identità, la sua vocazione di uomo e la sua vocazione di donna". E questo "è un percorso educativo importante e attuale” e lo è ancor di più, rimarcano, “se pensiamo che al di fuori dell’Agesci non esiste nessuna associazione e nessun livello istituzionale gestito in diarchia. È questa una grande testimonianza che diamo ai ragazzi, insieme si può gestire e si possono costruire delle belle cose”. Tra passato e futuro. Dopo 50 anni, si aprono strade nuove da percorrere ma sempre con “i ragazzi e ragazze al centro, lasciandoci interrogare da loro quali protagonisti all’interno dell’associazione e non semplici interlocutori”. Puntare sulla “dimensione comunitaria della nostra associazione” è per i due capi scout, “fondamentale soprattutto nella società di oggi che è fatta di relazioni deboli, fragili. Nell’associazione – spiegano – un punto di forza sono proprio le relazioni, la dimensione comunitaria. Protagonisti della loro crescita sono i ragazzi che nel gruppo si confrontano fra loro e con gli educatori. A tenere insieme tutto non è la struttura organizzativa, ma il modo di essere e vivere in relazione”. Finalizzata a valori forti di stampo evangelico come “servizio al prossimo, cura del bene comune, legalità, partecipazione, buona politica, pace”, la proposta scout “non è neutrale. Stiamo sempre dalla parte dei giovani, degli ultimi” ribadiscono Ferrara e Marano. Dopo 50 anni, l’Agesci rinnova così l’impegno ad accompagnare i suoi scout e guide perché siano “buoni cittadini e buoni cristiani” anche in adempimento all'ispirazione cristiano-cattolica associativa. Un patrimonio da preservare e ampliare anche per il futuro. Prossima tappa del cammino, dopo il Consiglio di Bracciano, sarà la Route nazionale per le Comunità capi d’Italia dal 22 al 25 agosto a Villa Buri (Verona) sul tema “Generazioni di felicità”. Perché, in fondo, in mezzo a guerre, povertà, ingiustizie, c’è bisogno di giovani che, come recita la legge scout, ‘sorridono e cantano anche nelle difficoltà’.Daniele Rocchi