Camerun: ieri il card. Sarah ha ordinato 12 sacerdoti nella diocesi di Obala. Don Lambert (Ucs), "vedo una fede giovane ma promettente" Il 5 aprile si è svolta in Camerun, nella diocesi di Obala, un’ordinazione sacerdotale molto speciale. Ben 12 sacerdoti sono stati ordinati dal card. Robert Sarah. Il vasto territorio della diocesi di Obala si estende su una superficie imponente di 14.849 km², abbracciando i dipartimenti di Lekié e Haute Sanaga, con oltre 800mila abitanti, di cui ben mezzo milione cattolici. In tutta la diocesi c’è una rete di 64 parrocchie, 13 quasi-parrocchie e 12 centri eucaristici, strutture create in alcuni villaggi per sostenere. Obala conta 180 sacerdoti. L’età media è molto bassa. Circa 40 tra questi sacerdoti insegnano nelle facoltà di teologia in Camerun o fanno qualche specializzazione all’estero. Diversi studiano in Italia alla Gregoriana o in altre facoltà in base alle esigenze della diocesi. "L’ordinazione di 12 sacerdoti - afferma don Aiyssi Lambert, responsabile Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Obala, intervistato da Roberto Mazzoli, direttore de "Il Nuovo Amico", settimanale d'informazione delle diocesi di Pesaro-Fano-Urbino - è un evento di particolare importanza, un momento in cui le nostre comunità riconoscano l’amore prediletto di Dio per la salvezza del mondo. È la prova che egli ci ama e si fida di noi". "Alcuni di loro stanno nelle parrocchie dove portano avanti gli impegni pastorali. Altri insegnano nei collegi cattolici della diocesi. Altri sono nel seminario minore dove insegnano e fanno parte dell’equipe dei formatori. Poi in base alle convenzioni stabilite con alcune diocesi italiane il vescovo e il consiglio presbiterale sceglieranno in accordo un percorso. Quindi non è escluso che qualcuno venga in Italia", aggiunge don Lambert che ha trascorso un periodo nel nostro Paese. Una "meravigliosa esperienza pastorale nelle Marche - racconta -. Sono tornato ormai da circa due anni in Camerun la realtà è diversa certo. Vedo le comunità dinamiche. Hanno una grande voglia di fare: costruire una chiesa sia interiore che anche esterna. Vedo comunità piene e giovani. Qui non c’è qui il sistema del sostentamento del clero come in Italia. Ogni comunità si prende cura del proprio pastore e se è povera materialmente il sacerdote dovrà rinunciare a diverse cose. Vedo tanta gioia nonostante le difficoltà della vita. Vedo una fede giovane ma che promette". .  Giovanna Pasqualin Traversa