Messa crismale: card. Cantoni (Como), “vicinanza, compassione e tenerezza” “Vicinanza, compassione e tenerezza”: sono i tre atteggiamenti indicati dal Papa ai vescovi lombardi, nella recente Visita ad limina, “come attitudine permanente di tutti i discepoli di Gesù”, richiamati, stamattina, dal vescovo di Como, card. Oscar Cantoni, nella Messa crismale. “Per imitare la vicinanza del nostro Dio, da sempre vicino al suo popolo e in cammino con lui nel deserto del mondo, impariamo anche noi ad essere vicini al nostro popolo mediante una presenza discreta, eppur costante, umile, e insieme forte e rassicurante – l’invito del porporato –. I nostri fratelli e sorelle di fede desiderano sperimentare la nostra vicinanza nei loro confronti innanzitutto quali uomini che conoscono per primi le fatiche della vita. Poi ci aspettano anche come discepoli del Signore, che per primi testimoniano la gioia del Vangelo, pur in mezzo alle fatiche quotidiane. Attendono la nostra vicinanza, infine, quali pastori che si prendono cura del gregge e si impegnano per costruire con tutti legami sempre nuovi di fraternità”. Rispetto alla compassione, il cardinale ha evidenziato: “Quanti fratelli e sorelle incontriamo quotidianamente che riversano su di noi i loro crucci, le fatiche della loro famiglia, le lacrime per le incomprensioni con i figli o con i genitori, la loro profonda solitudine, vero male del nostro secolo. Spesso si tratta di persone cresciute con una falsa immagine di Dio, che fanno fatica a riconoscerlo come il Dio compassionevole, ricco di Misericordia. Non accettano di lasciarsi amare da Dio, temendo di essere indegni per la loro condotta di vita o per le ferite del passato che lacerano il cuore. Hanno bisogno della nostra compassione, riversata con delicatezza, per giungere a conoscere il vero volto di Dio, che si prende cura del gregge indebolito e disperso e che chiama per nome ciascun pecora del gregge, offrendo sempre gioia e consolazione”. Di qui la sollecitazione: “Siamo chiamati (ed è la nostra missione propria!) a generare e rigenerare sempre speranza, attraverso il sacramento della rinascita battesimale, che è la Riconciliazione, balsamo della vita risorta”. La tenerezza, infine, “è la strada degli uomini coraggiosi che non la ritengono per nulla un atteggiamento di debolezza, ma che piuttosto partecipano dal di dentro alle sofferenze altrui. Si diventa così aperti e pazienti anche davanti a chi resiste o a chi si oppone, senza mai reagire con prepotenza. Abbondare nella gentilezza, con semplicità e pazienza, ci è tanto necessario, quanto più la vita è oggi divorata dalla fretta e dall’indifferenza e sempre più, nella società e nel mondo, cresce una preoccupante aggressività. Abbiamo bisogno di rapportarci nei confronti di chi avviciniamo non con la sicurezza del maestro che impone dall’alto la sua verità, ma con l’atteggiamento di chi, sperimentando anzitutto in sé la propria fragilità e debolezza, insegna a farne tesoro, ricuperando e promuovendo il positivo che sempre esiste in ogni persona”. perciò, “dedicare tempo e cura alle relazioni è oggi la vera priorità. Molte persone, con qualifiche migliori delle nostre, possono essere delegate per altri servizi, che invece spesso ci assorbono e ci fanno allontanare da ciò che per noi è prioritario. Diventeremo così esperti di umanità e ministri di consolazione al servizio delle persone e della comunità che ci è stata affidata”.Gigliola Alfaro