Alluvioni in Libia: Msf, visite mediche e supporto psicologico alla popolazione di Derna. “Molti ancora sotto shock” A Derna, in Libia, dopo oltre due settimane dalle inondazioni, Medici senza frontiere (Msf) sta fornendo supporto alla salute mentale alla popolazione colpita, al personale medico e ai volontari che stanno aiutando nell’emergenza. Nei centri sanitari di Embokh e Salem Sassi e nella struttura di accoglienza adibita nella scuola Oum Al Qura, i team medici di Msf hanno effettuato 537 visite mediche in una settimana. Oltre a un enorme bisogno di assistenza psicologica, i pazienti visitati presentavano problemi legati a malattie croniche, come diabete e ipertensione, diarrea e infezioni respiratorie, specialmente tra i bambini. “La popolazione è profondamente colpita da questo disastro. Molte persone hanno perso la casa o i familiari, spesso entrambi”, dichiara Michel Olivier Lacharité, capomissione di Msf a Derna. “Dopo più di due settimane dalle inondazioni, la ricerca dei corpi sotto il fango non è più una priorità ma alcuni corpi continuano a essere recuperati in mare e, secondo i team di ricerca e soccorso, nelle prossime settimane l’acqua continuerà a restituire cadaveri”. Nonostante il sistema ospedaliero stia facendo fronte all’emergenza e gli ospedali da campo adibiti dai governi stranieri siano stati operativi già pochi giorni dopo l’alluvione, le strutture di assistenza sanitaria di base rimangono particolarmente colpite dal disastro: molti operatori sanitari e parasanitari sono morti o hanno perso i loro cari e alcuni centri sanitari sono ora supportati da volontari. Oltre la ricostruzione del ponte che collega le due parti della città, la priorità delle autorità dal punto di vista medico è garantire un sostegno alla salute mentale a coloro che sono rimasti traumatizzati o hanno perso tutto. “Molti dei nostri pazienti sono ancora sotto shock e alcuni mostrano segni di trauma psicologico. Alcuni bambini rifiutano di bere acqua per paura di annegare e i pazienti raccontano di avere dei flashback, di non riuscire a dormire tra le 2.30 e le 5 del mattino, l’ora esatta in cui l’onda mortale ha travolto la città nella notte del 10 settembre”, conclude Lacharité. Le équipe di Msf continuano a valutare i bisogni della popolazione e sono pronte ad incrementare le attività di supporto.Patrizia Caiffa