Argentina: Gariwo, inaugurato a Mar del Plata, il primo Giardino dei Giusti Inaugurato ieri, a Mar del Plata, in Argentina il Giardino dei Giusti. Si tratta, spiega l’associazione Gariwo che riporta la notizia, uno dei posti che hanno maggiormente sofferto la stagione delle repressioni e della violenza: durante la dittatura militare di Videla, a Mar del Plata sorsero centri clandestini di detenzione (Ccd) dove venivano sequestrate persone per la loro militanza politica e sociale, centinaia di loro ad oggi sono desaparecidos. L’inaugurazione ha “un elevato significato simbolico”, a poco più di un mese dalle elezioni presidenziali argentine e in un momento di grave crisi economica e sociale nel paese, “in cui anche la terribile eredità dei desaparecidos è diventata un motivo di disputa pre-elettorale e sulla violenza della ‘junta’ sono sorte nuove voci negazioniste”. Promosso da Gariwo insieme alla Municipalidad di Mar del Plata e all’associazione Casa D’Italia, ha come primi Giusti onorati: la studentessa Silvia Ana Filler e Maria del Carmen “Coca” Maggi, preside della facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Mar del Plata, entrambe uccise dell’organizzazione terroristica di ultra-destra Concentración Nacional Universitaria rispettivamente nel 1971 e nel 1975, prima della presa di potere di Videla; Claudio Hugo “Pocho” Lepratti, attivista argentino assassinato dalla polizia di Santa Fe nel 2001 durante una manifestazione pacifica di protesta per la crisi economica. Con l’obiettivo di rendere universale il concetto di Giusto, spiegano da Gariwo, sono state onorate altre tre figure internazionali fondamentali: Pierantonio Costa, console italiano a Kigali che salvò 375 bambini durante il genocidio in Ruanda; Armin T. Wegner, scrittore tedesco che con le sue fotografie denunciò il genocidio degli armeni e nel 1933 chiese a Hitler di interrompere le persecuzioni contro gli ebrei, pagando con l’arresto e la tortura; Aristides de Sousa Mendes, console portoghese a Bordeaux che fornì visti di transito agli ebrei perseguitati.Daniele Rocchi