Diocesi: mons. Forte (Chieti), in un comunicato ribadita la condanna della Chiesa alla Massoneria “Poiché sono state prese iniziative pubbliche da parte di circoli massonici nel territorio dell’arcidiocesi, l’arcivescovo Bruno Forte ritiene opportuno ricordare la posizione della Chiesa nei riguardi della massoneria, richiamando il can. 1374 del Codice di Diritto canonico e l’interpretazione dello stesso data dalla Congregazione per la Dottrina della Fede in data 26 novembre 1983”. Comincia con queste parole un comunicato diffuso oggi dall’arcidiocesi di Chieti-Vasto nel quale viene riproposto il contenuto del canone 1374 del Codice di Diritto canonico, promulgato il 25 gennaio 1983, nel quale si afferma: “Chi dà il nome a una associazione che complotta contro la Chiesa sia punito con una giusta pena; chi poi tale associazione promuove o dirige sia punito con l’interdetto”. Nel comunicato viene anche riportata l’interpretazione autorizzata formulata dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. Joseph Ratzinger, con la controfirma del Papa. “Con la seguente Dichiarazione – precisa l’arcidiocesi – si precisò che: primo, la condanna della massoneria resta immutata; secondo, i cattolici che appartengono a una loggia sono in stato di peccato grave e non possono fare la comunione; terzo, non sono ammesse deroghe”. Nel testo della Dichiarazione, infatti, viene affermato che rimane “immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione. Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa S. Congregazione del 17 febbraio 1981 (Cf. AAS 73, 1981, p. 240-241)”.Alberto Baviera