Terremoto in Turchia e Siria: religiose da Aleppo, “meno di un minuto è stato peggio di 12 anni di guerra” “Meno di un minuto è stato peggio di 12 anni di guerra”: si sintetizzano tutte in queste poche parole le testimonianze raccolte da Acs ad Aleppo da religiose che vivono nella seconda città siriana. Come suor Annie Demerjian: “Immagina di essere a letto alle 4 del mattino e il pavimento inizia a tremare violentemente. Le porte si aprono, i vetri si frantumano, le pareti oscillano violentemente, dall'esterno giungono rumori di urla e crolli e dal profondo del terrore viene gridata una sola parola: o Signore! Meno di un minuto è più forte dell'intera guerra. In guerra ci sono zone sicure e altre rischiose, ma qui tutto il Paese è a rischio”. Suor Anne Marie Gagnon, religiosa delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione, è la direttrice dell’ospedale San Luigi, principale struttura sanitaria cattolica di Aleppo, partner dei progetti di Acs, molto impegnata nel fornire aiuto ai sopravvissuti al terremoto. In un messaggio ad Acs, inviato lo stesso giorno del disastro, la religiosa racconta che “ad Aleppo sono crollati molti condomini, ci sono molti morti e feriti. Inoltre piove e fa molto freddo. Abbiamo appena operato due persone ferite. Abbiamo una famiglia cristiana in ospedale i cui familiari sono morti nel terremoto. Ora stiamo aspettando l'arrivo del sacerdote che è morto, don Daher”. L'ospedale stesso non è crollato, ma si teme che i danni strutturali lo abbiano reso insicuro. Il crollo degli edifici è un timore ricorrente in una città che non si è ancora ripresa da anni di combattimenti e bombardamenti, che avevano già reso strutturalmente più deboli molti edifici. Anche le chiese sono state colpite, tra cui la cattedrale siro-ortodossa di San Giorgio. Nonostante ciò, alcune famiglie non hanno altro posto dove andare. “La gente ora chiede alle chiese e ai conventi, e a noi in ospedale, se può essere accolta fin quando la crisi non sarà passata”. In Siria il sisma è un'altra catastrofe da aggiungere alla guerra, al Covid e alle sanzioni. “La gente è così povera: non ha soldi per mangiare, né olio per cucinare, né grano”, spiega suor Gagnon che implora la comunità internazionale di fermare le sanzioni. Suor Arlene è una carmelitana di Aleppo. Nonostante la sua comunità sia di clausura, di fronte a questo tragico evento le suore hanno aperto le loro porte alle persone in cerca di aiuto. “Le famiglie hanno paura e non vogliono tornare nelle loro case, cercano un posto dove passare la notte. Cinque famiglie sono venute da noi e le stiamo ospitando. Altre famiglie vanno a scuola o in chiesa. Forse, se la notte va bene, torneranno a casa, ma ci sono danni nelle loro abitazioni. Le persone sono scioccate, non parlano molto. Tanti sono rimasti feriti o sono morti”.Daniele Rocchi