Immigrazione: dossier Idos, in aumento in Italia i migranti climatici Il numero di migranti ambientali nel mondo è in continua crescita: secondo la Banca Mondiale diventeranno 220 milioni nel 2050. Un fenomeno aggravato dalla guerra in Ucraina. E’ uno dei dati del Dossier Statistico Immigrazione 2022, a cura di a cura di IDOS, in collaborazione con Centro Studi Confronti e Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, che  sarà presentato il 27 ottobre, alle 10.30, a Roma presso il Nuovo Teatro Orione (via Tortona 7) e in contemporanea in tutte le Regioni. . Nel nostro pianeta – si legge in una nota - una persona su 78 è costretta a lasciare la propria abitazione. Alla fine del 2021, il mondo contava 89,3 milioni di migranti forzati, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente, arrivati a superare la soglia dei 100 milioni dopo l’invasione russa dell’Ucraina dello scorso 24 febbraio. A questi si aggiungono i migranti forzati per cause climatiche, il cui numero resta per lo più non dichiarato, visto che in Italia e in Europa ai migranti climatici in quanto tali non viene riconosciuto lo status di rifugiato. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre (Idmc), negli ultimi 15 anni i disastri naturali sono stati la causa principale della maggior parte degli sfollamenti interni. Solo nel 2021 sono stati registrati 23,7 milioni di nuovi sfollati per cause ambientali, contro i 14,3 milioni prodotti dai conflitti. Tra i Paesi più colpiti: Cina, Filippine e India. Dal Dossier risulta che l’impatto del cambiamento climatico non è uguale per tutti. Una maggiore vulnerabilità può essere ricondotta sostanzialmente a tre fattori principali: geografico, ossia vivere in aree più fragili e maggiormente esposte agli effetti del riscaldamento globale; socio-economico, legati all’assenza di risorse e servizi, all’incapacità di adattarsi o prevenire gli impatti della crisi climatica-ambientale; fisiologico, connesso alle specificità di singole categorie (bambini, donne, anziani). In sintesi, a essere colpiti sono soprattutto i Paesi poveri e i poveri che vivono nei Paesi ricchi. Se si guarda ai flussi migratori verso l’Italia, le nazionalità dichiarate dai migranti sono riconducibili ai Paesi che maggiormente stanno soffrendo la pressione del cambiamento climatico. Nel 2021 tra i primi Paesi di origine troviamo: Tunisia, Egitto, Bangladesh, Afghanistan, Siria, Costa d’Avorio, Eritrea, Guinea, Pakistan e Iran. Parliamo di Paesi dipendenti dal grano russo e ucraino e aree del mondo allo stremo per la siccità intervallata da alluvioni, per l’innalzamento delle temperature medie e per le conseguenti carestie che stanno affamando decine di milioni di persone.M.Michela Nicolais