Giornata internazionale ragazze: Save the children, "più matrimoni precoci nei Paesi colpiti da conflitti" Le ragazze che vivono in Paesi colpiti da conflitti hanno oltre il 20% di probabilità in più di sposarsi ancora bambine rispetto a quelle residenti fuori dalle zone di conflitto1. È quanto emerge da una nuova analisi di Save the Children, pubblicata in occasione del decimo anniversario della Giornata internazionale delle ragazze. Otto dei dieci Paesi con i tassi più alti di matrimonio precoce, infatti, stanno vivendo crisi umanitarie - tra cui conflitti e disastri climatici – che, causando l’interruzione dell'istruzione, rendono più difficile la ricerca di lavoro, fanno aumentare i costi del cibo e la povertà oltre che indebolire le reti di protezione che riescono a tenere i bambini al sicuro dalle violenze. Condizioni che provocano un aumento del rischio di matrimonio precoce per le bambine che, spesso, rappresenta un modo per ridurre la pressione finanziaria sulle famiglie o per proteggere le bambine da altre forme di violenza di genere. Sono quasi 90 milioni – ovvero 1 su 5 a livello globale – le bambine e le adolescenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni che vivono in zone di conflitto con impatti devastanti sul loro benessere fisico e mentale e sulle loro opportunità future. Se le bambine che vivono nell'Asia orientale e nel Pacifico, in America Latina e nei Caraibi e nell'Asia meridionale sono le più esposte al rischio di matrimonio precoce legato ai conflitti, l'Africa occidentale e centrale - una regione colpita da conflitti ed emergenze climatiche, che causano povertà e scarsità di cibo – ne registra i tassi più alti al mondo. È la Nigeria il Paese che, attualmente, ha il numero più alto di matrimoni precoci al mondo, nonostante la legge lo vieti. Nel 2021 il rischio di violenze di genere è stato classificato come grave o estremo nel 95% delle crisi umanitarie. Le azioni per affrontarlo, però, hanno ricevuto meno fondi di qualsiasi altra forma di protezione fornita nell'ambito delle risposte umanitarie.Patrizia Caiffa