Morte Regina Elisabetta II. Cassamagnaghi (Università di Milano): “Ha saputo confrontarsi con la modernità" Brava perché ha saputo adattarsi ai cambiamenti che davanti ai suoi occhi sono scivolati o deflagrati. Nel giorno della morte di Elisabetta II Silvia Cassamagnaghi, docente di storia contemporanea dell’Università Statale di Milano, ricorda la particolare capacità della Regina inglese ha saputo confrontarsi con la modernità. Professoressa, che sovrana è stata Elisabetta? Ha attraversato il Novecento che è stato un secolo complicato. Il mondo è cambiato più negli ultimi 70 anni che nei secoli precedenti e alcuni cambiamenti sono partiti proprio in Gran Bretagna. Basti pensare alla nascita del welfare state che dopo la seconda guerra mondiale ha diffuso l’idea di agevolare la vita dei cittadini. In questi cambiamenti crede abbia avuto un ruolo come sovrana? I sovrani britannici regnano ma non governano. La Regina ha avuto certamente le sue personali simpatie e antipatie nei confronti dei premier. Sappiamo per esempio abbia avuto dei rapporti tesi con Margaret Thatcher e non sempre è stata d’accordo con tutti ma c’è la sua è sempre stata una figura moderata, un punto di riferimento per la vita del Paese e molto amata. È entrata sulla scena suo malgrado, non doveva fare la Regina. Fu infatti lo zio David, poi divenuto re Edoardo VIII, ad abdicare in favore del fratello Alberto, padre di Elisabetta. Nonostante non fossero i predestinati, sia il padre sia lei hanno assunto il ruolo in maniera egregia. In particolare Elisabetta ha regnato in un mondo che è cambiato più volte. Ha affrontato eventi epocali come il dopoguerra, il boom economico, la swinging London. La regina si è dovuta in qualche modo adeguare ai cambiamenti. Elisabetta ha visto anche i rapporti tesissimi con l’Irlanda. Avere problemi con gli irlandesi è quasi connaturato alla vita dei britannici. Si è arrivati a una soluzione sotto il regno di Elisabetta con i Trattati del Venerdì Santo del 1998, quando era premier Tony Blair con il quale la sovrana ha avuto un buon rapporto e del quale ha seguito dei suggerimenti importanti. Come capo del Commonwealth è sempre stata amata? Durante il suo regno, Elisabetta ha vissuto eventi drammatici nei singoli Paesi del Commonwealth e il crescente malcontento nei confronti dell’ingerenza del Regno Unto nelle questioni interne. Quello che si deve riconoscere ad Elisabetta è di essere stata molto coscienziosa nello svolgere il suo ruolo. È stata cresciuta per regnare. La stampa britannica, che spesso non è tenera con i reali, con lei ha sempre avuto un occhio di riguardo, pur raccontando episodi della sua vita personale e intima che l’hanno fatta rendere in realtà una figura moderna. Oggi in particolare, un re rappresenta una Nazione. Dovrebbe avere un forte valore simbolico che Elisabetta ha avuto riuscendo a preservare il proprio ruolo in Paesi come il Canada e, soprattutto, la più "riottosa" Australia". Lei ha dedicato la sua ricerca alle donne nel secondo dopoguerra. Che tipo di donna è Elisabetta? È una donna che ha lavorato. Che ha dovuto conciliare il suo ruolo di grande responsabilità con marito e figli. Ha sempre gestito ogni situazione con dignità e consapevolezza. È divenuta Regina in un’epoca in cui il matrimonio era il caposaldo nella vita di una donna. Lei si è trovata in uno spartiacque, in un periodo di transizione fra la vecchia e la moderna società. Con Filippo è stata probabilmente la grande storia d’amore di cui si è parlato nelle fiction e nei romanzi ma ha dovuto passare sopra a mancanze e forse tradimenti pur di mantenere l’unione. È anche a capo della Chiesa Anglicana, che giudizio ne dà? Ha svolto perfettamente il proprio lavoro. Anche in questo ruolo ha affrontato dei cambiamenti, a cominciare dall’ammissione delle donne come ministri del culto. Se la Chiesa Anglicana si è adeguata a questo cambiamento, richiesto da tempo dalla società, forse è stato perché il capo era una donna. Oltre a essere considerata la Regina per antonomasia, Elisabetta è sempre stata vista come molto moderna nonostante l’età. Le critiche che più vengono mosse ai reali britannici riguardano le spese per sostenere quella che loro stessi chiamano “la ditta”. Ci sono stati dei cambiamenti dopo l’annus horribilis, cioè il 1992, così chiamato dalla stessa Regina, per la fine del matrimonio di Carlo e per l’incendio che ha colpito il castello di Windsor. La monarchia da allora si è aperta a una visione che potremmo definire più commerciale, per trovare delle soluzioni alternative che permettessero il funzionamento e il mantenimento dell’apparato. Per ultimo, negli anni, la Regina e la famiglia reale sono approdati anche sui social. Anche durante la pandemia la sovrana vedeva i nipoti o il primo ministro con mezzi tecnologici. Forse Elisabetta non ha capito sin da subito il bisogno di modernizzare l’immagine ma non era nemmeno scontato che lo facesse. La bravura dei regnanti di questi anni è di adeguarsi al cambiamento, capire e gestire il cambiamento che è la cifra stilistica di questi anni.Maria Elisabetta Gramolini