Afghanistan: p. Sanavio (Centro Pro Bambini di Kabul), “non c’è più libertà né possibilità di sviluppo” “Le notizie che arrivano dall’Afghanistan sono pessime. Non c’è più nessun tipo di libertà, le scuole per le ragazze sono state tutte chiuse, il burka è obbligatorio, non c’è possibilità di sviluppo, la crisi economica è spaventosa. Inoltre è impossibile mandare aiuti perché la corruzione è dilagante e i talebani controllano tutto, in entrata e in uscita”. A parlare oggi al Sir è padre Matteo Sanavio, rogazionista. Era il presidente del “Centro diurno Pbk – Pro Bambini di Kabul” che accoglieva dal 2006 nella capitale afghana una cinquantina di bambini disabili, con sindrome down e ritardi mentali lievi. Sono stati costretti a chiudere, come tutte le altre realtà cattoliche e i bambini sono dovuti tornare in famiglia. L’associazione “Pro Bambini di Kabul” era una esperienza unica perché riuniva 7 congregazioni religiose maschili e 7 femminili che inviavano religiose per gestire il centro. Preparavano i bambini all’inserimento nelle scuole pre-elementari. Da quel fatidico 15 agosto 2021 la priorità è stata salvare tutti coloro che lavoravano con loro. La maggior parte sono riusciti ad arrivare in Italia grazie ai corridoi umanitari finanziati dalle Chiese e gestiti dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas, in collaborazione con il governo italiano. Mancano ancora all’appello una decina di persone. “È stato un anno di sconvolgimenti – racconta padre Sanavio –. Nessun cattolico è rimasto a Kabul. È impossibile perché con i talebani rischierebbero la morte”. “Adesso viviamo con un sentimento di angoscia – prosegue –. Siamo preoccupati per gli ultimi rimasti in Afghanistan e non sappiamo come aiutarli. Per fortuna quelli arrivati sono stati accolti dalle suore collegate alla nostra associazione e da un anno sono inseriti nei percorsi dell’accoglienza. Avendo chiuso il centro ora ci concentriamo a sostenere le famiglie venute in Italia per farle inserire nella nostra realtà”. Il suo giudizio sull’operato degli americani è negativo: “O non hanno calcolato l’impatto dei talebani o peggio ancora avevano preventivato il loro rientro e per altre questioni economiche o geopolitiche hanno accettato di pagare questo prezzo e investire su altro. Purtroppo, quando la logica dell’economia e del denaro prevale su tutto l’umanità passa in secondo piano e c’è solo distruzione. È la sconfitta dell’umanità”. “Le piccole libertà che gli afgani avevano non le recupereranno più finché ci sono i talebani – afferma –. Possibilità di sviluppo non ce ne sono. La pesante responsabilità degli americani e degli occidentali è stata quella di illudere la popolazione che un futuro diverso sarebbe stato possibile ma si sono tirati indietro”.Patrizia Caiffa