Dopo il voto, la Francia è più divisa. Le voci dei deputati europei A una settimana dalle elezioni presidenziali francesi ci si interroga sui risultati del voto che presentano un elettorato e un’opinione pubblica fortemente divisi. Ora si guarda alle elezioni legislative del 12 giugno per la scelta del nuovo premier. Secondo un sondaggio della televisione Bfmtv, il 51% degli elettori di Marine Le Pen è rappresentato da donne, il 70% da cittadini lavorativamente attivi, il 41% da impiegati e operai. “Si è sempre divisi in diversi partiti e il Paese si divide su differenti candidati. È la regola della democrazia. Quello che trovo preoccupante sono le posizioni di Marine Le Pen, sempre estremamente ostili nei confronti dell’Europa, dell’alleanza atlantica e scandalosamente e tragicamente favorevoli alla riuscita della missione di Putin”, commenta al Sir Bernard Guetta, l’eurodeputato europeo di Renew Europe, formazione europea in cui sono presenti i sostenitori di Emmanuel Macron. “Governo di zombie”. Sui social i sostenitori di Le Pen continuano a diffondere messaggi ostili. “Tutta la stampa, nessuna esclusa, ha fatto appelli al voto per questo governo di zombie. Un giorno vi chiederete dove avete condotto il Paese!”, scrive su Twitter Philippe Olivier, eurodeputato del gruppo Identità e democrazia e consigliere speciale di Le Pen. Orban più isolato. “I risultati del 24 aprile ci mostrano una sconfitta per gli euroscettici in Francia e in Slovenia. Quindi ora non ci sono altri Paesi, a parte l’Ungheria con Orban, che sono apertamente e radicalmente così ostili alle istituzioni europee e favorevoli a Putin. Orban è, dunque, piuttosto isolato al momento in Europa”, aggiunge Guetta. Lavoratori stranieri. Ma gli euroscettici di Marine Le Pen promettono già battaglia per le elezioni legislative. “L'Unione europea ha atteso la fine delle elezioni presidenziali francesi per rilanciare il suo piano per sommergere l'Europa” di nuova immigrazione. Quindi “mobilitiamoci. Il 12 giugno votate!”, scrive ancora Olivier, condividendo una comunicazione della Commissione europea per attrarre nuovi talenti e competenze da altri Paesi verso l’Europa. Rischio paralisi a Bruxelles. In questi mesi proprio le possibili ripercussioni del voto francese sull’Ue hanno tenuto molti con il fiato sospeso a Bruxelles. “Ero molto preoccupato nelle settimane che hanno preceduto il primo turno elettorale perché l’elezione di Le Pen avrebbe come minimo significato una paralisi dell’Unione europea e probabilmente una frammentazione e un enorme pericolo per la Francia e per l’insieme dei Paesi Ue”, insiste Guetta. Immigrazione, insicurezza… Intanto, la Francia si prepara alle elezioni legislative e l’eurodeputata di Identità e democrazia, Julie Lechanteaux, candidata come deputata, promette in un video sui social di continuare a battersi per contrastare “l’immigrazione di massa” e “l’esplosione dell’insicurezza”. Lechanteaux ha poi scritto su Twitter: “con il 50,48% in Provenza-Alpi-Costa Azzurra, il 55,10% nel Var e il 55,16% nel 5° distretto del Var, Marine Le Pen è in testa ovunque. Verso le elezioni legislative con parlamentari patriottici e determinati! Il futuro è scritto in blu bianco rosso”, i colori della bandiera francese. Destra e sinistra? Ma cosa ha portato i cittadini a votare un partito nazionalista, euroscettico e populista? “Non credo che tutti gli elettori di Marine Le Pen siano fascisti o estremisti di destra, ma questi voti significano che è necessario comprendere quando abbiamo perso questi cittadini e come recuperarli”, spiega l’eurodeputata di Renew Europe, Irene Tolleret, al Sir. Tra i fattori che hanno spinto i cittadini a votare Le Pen, “le politiche sui vaccini contro il Covid di Macron sicuramente hanno avuto un impatto sull’elettorato nelle zone periferiche e anche certe decisioni, più simili a posizioni di sinistra, che hanno avuto un impatto sulle politiche tipicamente di destra. Ma ora non dovrebbero più esistere politiche di destra o di sinistra: quando si presenta un problema si cerca la soluzione più adatta semplicemente a risolverlo”, charisce Tolleret. Infine, il risultato delle presidenziali “è stata una vittoria della democrazia e dell’Europa. Macron ha vinto perché diversi partiti che valorizzano la democrazia e l’Europa si sono uniti per far fronte comune contro l’estrema destra. Hanno fatto appelli a votare per Macron. Come ha detto Macron, quando è stato eletto nel 2017, la Francia non può essere forte senza essere all’interno di un’Unione europea forte”, conclude Tolleret.Irene Giuntella