Papa Francesco: messa IV centenario S. Ignazio di Loyola, "chiediamoci come stiamo portando nella preghiera la guerra in corso" "Chiediamoci, magari dopo tanti anni di ministero, che cos’è oggi per noi, per me pregare". È l'invito che ha rivolto Papa Francesco, nell'omelia della messa celebrata, questo pomeriggio, nella chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Roma, nel IV centenario della canonizzazione dei Santi Isidoro l’agricoltore, Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa di Gesù e Filippo Neri. "Forse la forza dell’abitudine e una certa ritualità ci hanno portati a credere che la preghiera non trasformi l’uomo e la storia. Invece pregare è trasformare la realtà. È una missione attiva, un’intercessione continua. Non è distanza dal mondo, ma cambiamento del mondo. Pregare è portare il palpito della cronaca a Dio perché il suo sguardo si spalanchi sulla storia", ha osservato il Pontefice, per il quale "ci farà bene domandarci se la preghiera ci immerge in questa trasformazione; se getta una luce nuova sulle persone e trasfigura le situazioni. Perché se la preghiera è viva, 'scardina dentro', ravviva il fuoco della missione, riaccende la gioia, provoca continuamente a lasciarci inquietare dal grido sofferente del mondo. Chiediamoci come stiamo portando nella preghiera la guerra in corso. E pensiamo alla preghiera di San Filippo Neri, che gli dilatava il cuore e gli faceva aprire le porte ai ragazzi di strada. O a Sant’Isidoro, che pregava nei campi e portava il lavoro agricolo nella preghiera". "Prendere in mano ogni giorno la nostra chiamata personale e la nostra storia comunitaria; salire verso i confini indicati da Dio uscendo da noi stessi; pregare per trasformare il mondo in cui siamo immersi. C’è infine il quarto verbo, che compare all’ultimo versetto del Vangelo odierno: 'Restò Gesù solo' (v. 36)", ha ricordato il Santo Padre, facendo riferimento alle azioni di Gesù nel Vangelo della Trasfigurazione. "Il Vangelo termina riportandoci all’essenziale. Siamo spesso tentati, nella Chiesa e nel mondo, nella spiritualità come nella società, di far diventare primari tanti bisogni secondari - ha avvertito -. È una tentazione di ogni giorno. Rischiamo, in altre parole, di concentrarci su usi, abitudini e tradizioni che fissano il cuore su ciò che passa e fanno dimenticare quel che resta. Quanto è importante lavorare sul cuore, perché sappia distinguere ciò che è secondo Dio, e rimane, da quello che è secondo il mondo, e passa!".Gigliola Alfaro