Terremoto

Ritrovarsi per diversi giorni al centro del cratere non è per nulla divertente

Abbiamo avuto paura. Tutti. Lo dobbiamo riconoscere con la semplicità dei bambini. Sì, perché davanti alla forza della natura, alla terra che trema, al letto che non finisce di ballare uno si ritrova disarmato come un fanciullo che fugge quando sente il fragore dei tuoni ( cfr. pezzi alle pagg. 9 e 18 edizione cartacea).

Ritrovarsi per diversi giorni al centro del cratere non è per nulla divertente.

Hanno voglia gli esperti a parlare di sciame sismico. Sarà anche uno sciame, sarà anche che le scosse non sono state così violente come purtroppo accaduto in molte altre occasioni, anche non lontano da noi.

Ma stavolta le botte sono state forti e di fronte al boato e ai vetri e ai muri che si muovono uno non sa più che fare. Giovedì scorso alle 11,45 siamo usciti dalla redazione. Eravamo impauriti, lo ammettiamo. Più che altro non sapevamo che fare. Ecco, questa è la sensazione che si avverte col terremoto: uno non sa come comportarsi. Vale per il docente universitario e per la pensionata che vive da sola. Vale per noi che subito siamo rientrati per mettere online la notizia e per il manager che sta chiudendo un importante contratto.

Allora è bene non dimenticare, come ha sottolineato il don durante la Messa di domenica scorsa commentando il Vangelo delle beatitudini, che occorre «riconoscere che siamo per natura poveri. Quella è la povertà di cui parla Gesù. Non è una questione di ricchezze materiali. Di regole, di questioni morali. Noi pensiamo di farcela da soli. È questo il paradigma della sicurezza». Invece, se la capissimo una buona volta, «siamo bisognosi e poveri – ha aggiunto il sacerdote -, fragili e mortali, ma noi rifuggiamo da questa condizione. Vorremmo essere grandi e vittoriosi».

È così che ci scopriamo nervosi e incapaci di accettare la realtà.

Torna alla mente quanto pronunciò papa Francesco con la preghiera in piazza san Pietro il 27 marzo 2020, nel pieno della pandemia. «Non siamo autosufficienti, da soli – disse Bergoglio -. Da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle».

Ma noi rimaniamo convinti della nostra superiorità. «La tempesta aggiunse Francesco – smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, abitudini e priorità».

Crediamo di essere i padroni della nostra vita. Sono poi sufficienti poche scosse per fare crollare tutte le nostre certezze. Ma nella barca c’è il Signore con noi. Basta riconoscerlo.

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