Nessuno ce la fa da solo

Conegliano, Pellegai, Vittorio Veneto. C’è un tragico filo rosso che lega questi tre luoghi della nostra diocesi, in ciascuno dei quali recentemente sono accaduti fatti di sangue. A Conegliano, lo scorso 24 ottobre, un uomo di 57 anni con problemi di tipo psichiatrico ha ucciso la madre di 87 anni; nel pomeriggio di martedì 15 novembre, a Pellegai, frazione di Borgo Valbelluna, nel bellunese, un uomo di 56 anni e la madre di 88 sono stati trovati uccisi in seguito a ferite di arma da taglio; la mattina di mercoledì 16 novembre, a Vittorio Veneto, ancora una vittima: un uomo di 56 anni è stato trovato ucciso in casa sua e la morte, ancora una volta, è da mettersi in relazione a ferite di arma da taglio. Stando alle prime valutazioni degli inquirenti, anche le morti di Pellegai e di Vittorio Veneto sembra non siano dovute a terzi, ma siano maturate all’interno delle mura domestiche.

Conegliano, Pellegai, Vittorio Veneto. C’è un tragico filo rosso che lega questi tre luoghi della nostra diocesi, in ciascuno dei quali recentemente sono accaduti fatti di sangue. A Conegliano, lo scorso 24 ottobre, un uomo di 57 anni con problemi di tipo psichiatrico ha ucciso la madre di 87 anni; nel pomeriggio di martedì 15 novembre, a Pellegai, frazione di Borgo Valbelluna, nel bellunese, un uomo di 56 anni e la madre di 88 sono stati trovati uccisi in seguito a ferite di arma da taglio; la mattina di mercoledì 16 novembre, a Vittorio Veneto, ancora una vittima: un uomo di 56 anni è stato trovato ucciso in casa sua e la morte, ancora una volta, è da mettersi in relazione a ferite di arma da taglio. Stando alle prime valutazioni degli inquirenti, anche le morti di Pellegai e di Vittorio Veneto sembra non siano dovute a terzi, ma siano maturate all’interno delle mura domestiche.

La prima reazione, dinanzi a notizie drammatiche come queste, è quella della vicinanza ai familiari delle persone morte, che si trovano a dover affrontare – a volte in modo del tutto inatteso e incomprensibile – il dolore acutissimo che ogni morte violenta porta con sé. Accanto al cordoglio e alla vicinanza, sorgono molte domande che ci interrogano: come è possibile che episodi del genere accadano nei nostri “tranquilli” paesi, non certo abituati a fatti di sangue? Che cosa sta accadendo in questi anni tormentati? Che cosa “ci” sta accadendo, proprio in questi nostri territori, generalmente elogiati per la virtù della laboriosità e la tendenza a tenere “un basso profilo” mediatico?

Ciascuna di queste tre storie ha un percorso e delle caratteristiche proprie. Tuttavia, non è difficile ipotizzare una qualche relazione anche con il clima di tensione e di aggressività che sta attraversando tutta la società e, conseguentemente, anche le nostre comunità. I motivi sono molteplici: i tre pesanti anni di pandemia, che ci hanno segnato duramente nel fisico ma anche nella psiche; la guerra in Ucraina, con la spirale di odio e di paure che veicola ben al di fuori dei confini ucraini; la crisi economica che ora ci tocca sul vivo e ci fa essere più guardinghi e sospettosi, soprattutto più timorosi nei confronti del futuro… Questa tensione e questa aggressività generalizzate rischiano talvolta di emergere, in modo eclatante, come nei tragici fatti di questi giorni.

Per quanto riguarda Pellegai e Vittorio Veneto (la dinamica di Conegliano è già stata acclarata) gli inquirenti individueranno le responsabilità degli omicidi occorsi. Ci si interrogherà, giustamente, se le istituzioni pubbliche abbiano fatto tutto il necessario per prevenire questi dolorosi episodi. Tuttavia chiede di essere continuamente riportata al centro della riflessione l’urgenza della comunità e delle relazioni interpersonali. La famiglia non basta e da sola, soprattutto a fronte di situazioni di fragilità, non ce la può fare. È necessario un più ampio orizzonte di relazioni che custodiscano il bene di ciascuno, soprattutto delle persone più fragili. In questi anni, segnati da una ubriacatura individualista dilagante, in cui ognuno ha pensato di “cavarsela da solo”, abbiamo purtroppo svilito le relazioni umane e comunitarie, vivendole molto spesso solo strumentalmente, per raggiungere i nostri fini. Invece proprio da lì, dalle relazioni, dobbiamo ripartire.

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