Siamo devastati

Ad un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria, il nostro territorio inizia a fare un primo drammatico bilancio. Dalle nostre parti, in rapporto al numero di abitanti, la situazione ricalca sostanzialmente quella delle province lombarde più colpite. Oltre la metà dei casi positivi dell’intera regione si concentra a Pesaro, dove l’ospedale S. Salvatore è oggi riservato ai soli pazienti Covid-19.

Ad un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria, il nostro territorio inizia a fare
un primo drammatico bilancio. Dalle nostre parti, in rapporto al numero di abitanti, la situazione ricalca sostanzialmente quella delle province lombarde più colpite. Oltre la metà dei casi positivi dell’intera regione si concentra a Pesaro, dove l’ospedale S. Salvatore è oggi riservato ai soli pazienti Covid-19. «Siamo devastati – dichiara il primario della rianimazione Michele Tempesta – basti pensare che il nostro reparto di terapia intensiva,
che solitamente dispone di sette posti, oggi ospita 40 pazienti intubati per polmoniti da coronavirus e da oggi non abbiamo più letti». Ma il peggio deve ancora arrivare, spiega il primario: «per noi della terapia intensiva i prossimi dieci giorni saranno i peggiori tanto che abbiamo richiamato in servizio il personale in pensione e tutti stiamo svolgendo turni senza sosta visto che viviamo dentro l’ospedale ormai dall’inizio dell’emergenza». I dati ufficiali parlano di ben oltre 200 decessi in regione perlopiù concentrati nel pesarese. Ma anche nelle Marche, come in Lombardia, i numeri censiti sono di gran lunga inferiori alla realtà. C’è un sommerso che dice come sempre più spesso a Pesaro si muore in casa e con la sola diagnosi clinica perché risulta molto difficile ottenere un tampone. Nei giorni scorsi
la città ha registrato anche il triste primato della vittima più giovane: una ragazza di soli 27 anni. A pagare il prezzo più alto sono anche qui gli anziani e le persone fragili. Nella struttura residenziale comunale di “Santa Colomba” di Pesaro si contano già otto decessi per Covid-19 e numerosi altri contagi. Si muore anche nei centri diurni per disabili. E oggi la città si interroga anche sul tempo perso nei primi giorni dell’emergenza e sulle polemiche relative alle scelte del governatore Ceriscioli che aveva tempestivamente firmato ordinanze di chiusura delle scuole e delle attività.
Un provvedimento impugnato davanti al Tar dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e criticato anche dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Tra le voci di questi giorni va registrata anche quella della Chiesa di Pesaro che si è mobilitata con una supplica scritta dall’Arcivescovo monsignor Piero Coccia alla Madonna delle Grazie, protettrice della città che già nel 1855 aveva salvato i pesaresi dal colera. Preghiera che è fonte d’azione per tanti cristiani. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria l’arcidiocesi di Pesaro ha perso sacerdoti, diaconi, catechisti le cui storie di carità riportiamo in pagina anche questa settimana.

(*) direttore “Il nuovo Amico” (Pesaro)

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