Società

Le carte scoperte. Come usarle e valorizzarle

I cristiani devono essere i primi a “giocare a carte scoperte”, persuasi che la verità aiuta sempre e sconfigge i temerari del cattivo uso. Quando non lo fanno, soggiacendo ad esperienze riempite talvolta di chiacchiere e non di propositi seri, ne soffrono la vita familiare, civile, politica, sociale, che hanno bisogno di testimonianze forti in merito

Vorremmo tanto poter sempre giocare a carte scoperte: è una finalità che ci aiuterebbe a vedere meglio le cose e a scegliere la strada più appropriata, quella del bene, non del costante conflitto. Lo desidereremmo in tanti, non solo la Politica impegnata in questi giorni a scoprire o riscoprire se stessa, bensì difficilmente decisa a mostrare carte scoperte, o almeno a tentare di farlo: purtroppo il gioco diventa rischioso per chi ne è o si sente protagonista, dal momento che le carte scoperte possono diventare un boomerang e allora nessuno sembra disposto a giocarle apertamente.
Eppure sono un mezzo certo per risalire, se si vuole usarle con buona volontà, all’origine di situazioni e problematiche, anche intricate: e rivelano quanto l’uomo sappia o sacrificarle al proprio tornaconto o porsene positivamente a disposizione. Ovvio che il loro uso generoso e non surrettizio talvolta sia limitato, talaltra possa invece risolvere amichevolmente tante questioni: si tratta di agire con severità.
Succede nella vita quotidiana ad ogni livello, poiché le carte scoperte vanno sempre usate ai fini della verità e dunque come servizio: per contro molti ne temono la cattiva interpretazione e a quel punto esse tornano coperte, con gli effetti negativi connessi.
Eppure dovremmo spingerci sempre a metterle sul tappeto poiché verità e realtà diverrebbero più amiche, dunque più conseguenti i risultati sperati. Qualcuno a volte le gioca per scompensare o per spiazzare ed appare chiaro che, non essendo quello il ruolo loro assegnato, possono assumere le vesti di tristi esperienze da respingere.
Accade che le carte scoperte possano trasformarsi in rotta di collisione, poiché più vengono distribuite e valorizzate, rischiano per erronee impostazioni, di prodursi quali imposizioni o minacce; allora cade il castello storico che ospita il loro autentico significato.
Occorre dunque mostrare attenzione nell’usarle, quanto e più se ne richiede nel timore che se ne abusi: serve, come in tutte le azioni, un saggio equilibrio per evitarne un uso improprio e dannoso, il che non significa sacrificarle alla verità – mai – né ancor meno impossessarsene come dei mezzi strumentalmente diretti verso X o Y.
Il buon senso dovrebbe guidarci per scongiurare qualsiasi cattiva intenzione e sollecitarci a farne oggetto di bene. Il loro ritrovarsi a confronto e il proporsi come strumento di uscita da equivoci e da ambiguità devono convincerci della loro bontà e utilità nel difficile dialogo fra parti divergenti.
I cristiani devono essere i primi a “giocare a carte scoperte”, persuasi che la verità aiuta sempre e sconfigge i temerari del cattivo uso. Quando non lo fanno, soggiacendo ad esperienze riempite talvolta di chiacchiere e non di propositi seri, ne soffrono la vita familiare, civile, politica, sociale, che hanno bisogno di testimonianze forti in merito.
Le carte scoperte possono diventare l’emblema di una attenzione responsabile: si sente la necessità di ritrovarle protagoniste vive e sincere, al di là di barriere perbenistiche o ipocrite. Se esse ci insegnano tanto e bene, è decisivo che sappiamo accoglierle quali ‘missionarie’ di una vera civiltà dell’amore (reciproco). Senza reticenze né intenzioni diverse. Da amici sinceri.

(*) direttore “Il Popolo” (Treviglio)