Politica

La pace è ancora un obiettivo?

La Chiesa non ha il compito di occuparsi direttamente di politica; non può né deve prendere nelle sue mani la battaglia per ottenere il potere dello Stato. Ha però un compito, perché “fede e politica si toccano”, così come amore e giustizia, ed è quello di illuminare e purificare la ragione per fare scelte senza interessi personali o di parte, e spingere a operare per il bene comune in nome dell’amore al prossimo

La guerra in Siria e in Medio Oriente è tornata sotto i riflettori internazionali e pone grossi problemi politici nei rapporti fra Stati.
Si confrontano minacciosi i giganti mondiali, Usa e Russia, e qualche loro alleato che spera di ampliare la propria sfera d’influenza. Di questi problemi di politica estera non si è parlato in campagna elettorale; emergono ora posizioni contrastanti tra alleati e ipotetici co-governanti. Anche i più sprovveduti sanno che non è possibile chiudersi dentro i propri confini, né che possiamo ignorare la dignità e i diritti umani calpestati. Queste situazioni sono problematiche per l’Italia, se non altro per i flussi di rifugiati.

Papa Francesco ha parlato ripetutamente dell’accoglienza dei poveri e dei migranti, in cui si gioca la missione della Chiesa a difesa della vita umana. Dice la Gaudete et Exultate: “Possiamo riconoscere che è precisamente quello che ci chiede Gesù quando ci dice che accogliamo lui stesso in ogni forestiero (cfr Mt 25,35)? (…) Qualcosa di simile prospetta l’Antico Testamento, quando dice: ‘Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, (…) lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto’ (Lv 19,33-34). (…) Siamo chiamati a vivere il cammino di illuminazione spirituale che ci presentava il profeta Isaia, quando si domandava che cosa è gradito a Dio: ‘Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo’ (…) (58,7-8)”.

L’accoglienza dei rifugiati è un intervento di politica estera, nella sostanza, che la società stessa può e sa compiere. Lo Stato è chiamato a governare i flussi e a organizzare in modo intelligente questo fenomeno. Ciò significa avere attenzione ai problemi dei Paesi poveri, alla giustizia sociale, allo sviluppo, all’ecologia integrale; significa essere operatori di pace. La Chiesa non ha il compito di occuparsi direttamente di politica; non può né deve prendere nelle sue mani la battaglia per ottenere il potere dello Stato. Ha però un compito, perché “fede e politica si toccano”, così come amore e giustizia, ed è quello di illuminare e purificare la ragione per fare scelte senza interessi personali o di parte, e spingere a operare per il bene comune in nome dell’amore al prossimo. Ciò deve avvenire nella coscienza del cittadino credente. Anche il non credente può trovare ispirazione per la necessaria purificazione della ragione da tentazioni di uso strumentale del potere.

(*) direttore “Il Momento” (Forlì-Bertinoro)