Famiglia: Nomisma Spazio sociale, “quasi una famiglia su 4 negli ultimi sei mesi ha riscontrato difficoltà nella gestione educativa dei figli”

Un’altra sfera relazionale fondamentale presa in esame da “Nomisma Spazio sociale, con “Sguardi famigliari”, è quella educativa: “Quasi una famiglia su quattro negli ultimi sei mesi ha riscontrato difficoltà nella gestione educativa dei figli e il 20% segnala la presenza di problemi legati alla sfera psicologica e comportamentale.”
Eppure, “sono sempre le famiglie con almeno un componente non autosufficiente ad essere sollecitate su più fronti: almeno una famiglia su tre afferma di aver vissuto problemi di natura psicologica (31%), problemi di recepimento di informazioni (27%) e di problemi legati all’utilizzo delle tecnologie (32%)”.
Le problematiche relazionali al di fuori della famiglia riguardano il 18% delle famiglie unipersonali under70 e delle famiglie con persone non-autosufficienti, mentre il 34% delle famiglie sandwich ha dovuto affrontare problemi di assistenza a persone anziane o disabili.
Per far fronte all’insieme di tutte le minacce appena citate, “circa una famiglia su tre pensa di doversela cavare autonomamente, in particolare per le famiglie unipersonali under70 (50%). Per il 30% dell’intero campione, il ricorso ai genitori appare come una via praticabile, in particolar modo per le famiglie con figli e quelle sandwich, rispettivamente nel 49% e 41% dei casi”.
Sul fronte degli strumenti a supporto delle famiglie erogati dalle istituzioni, “3 famiglie su 4 conoscono l’assegno unico per i figli a carico (77%). Un secondo strumento è costituito dai contributi economici Inps per le famiglie in difficoltà, conosciuto dal 66% del totale. Tra gli strumenti troviamo anche il bonus asilo nido, conosciuto dal 63% dei nuclei famigliari. È interessante notare come solo una famiglia su quattro (26%) pensi di usufruire dell’assegno unico per i figl”i.
Alla luce di questi dati, ci sono diverse vie praticabili per prendersi cura delle categorie più fragili del sistema famiglia. Innanzitutto, sostiene Nomisma, bisogna cominciare a guardare alla famiglia come ad un ecosistema socio-culturale, specialmente dal momento in cui le “condizioni famigliari” interrogano il lavoro sociale, le associazioni e le istituzioni. È necessario, inoltre, sostenere la costruzione di legami con “nuovi vicini” che lavorino insieme per far fronte a una sfida comune: investire per una cura ricostituente di una fiducia concreta legata a diversi contesti di vita; emerge quindi una nuova sfida per il volontariato, irrobustendo uno “sguardo famigliare” che vada a rinforzare una capacità di azione con le famiglie, un “volontariato di domicilio” con una particolare attenzione alle persone più fragili.

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